Valencia.Primo supplementare, Di Maria, Marcelo, Di Maria, in mezzo cè Cristiano Ronaldo, tranquilli è solo un videogame, il 7 di Mourinho si alza e colpisce con la fronte, traiettoria secca, Pinto battuto, ciao squadra più forte del mondo, è stato bello, la Copa del Rey è dei blancos Ramos e Casillas.
Ma cosa ci sarà dentro Mourinho? Daccordo che ha questo rapporto privilegiato con il Principale ma ci deve essere dellaltro, a volte non bastano neppure i miracoli per sovvertire le sorti del mondo. E il mondo ieri sera al Mestalla di Valencia era tutto dalla parte del Barcellona di Guardiola, armonico, possente, sontuoso, anche fortunato.
Clima da corpo a corpo. La terna era andata subito sotto stress per un fallo di Sergio Ramos su Messi nei primissimi minuti e si era capito immediatamente che sarebbe bastato un tacchetto fuori posto per fare da innesco alla finale. Guardiola senza Puyol si era affidato a Mascherano, Mourinho aveva messo ancora Pepe davanti alla difesa. Un palo clamoroso di Pepe a un minuto dal 45 poteva far girare tutto, a venti dalla fine annullato per fuorigioco millimetrico un gol a Pedro, le occasioni migliori per il Madrid fallite dai piedi di Ronaldo, Mourinho schizza dalla sua area e lo incenerisce quando perde una palla ma non insegue lavversario. Messi dentro una botte si agita mentre lacqua sale e si sente soffocare.
La finale di Copa del Rey è una palla sulla trequarti campo del Madrid, con Arbeloa che scaraventa a terra David Villa, il madridista gli schiaccia le dita, reazione, dolore e nervi, mani al collo, arriva Sergio Ramos, in due lo sollevano da terra come un burattino, una frazione di secondo e in quei cinque metri quadrati di prato si precipitano gli altri venti. Mourinho non vuole sentirlo dire, ma meglio il Barça, il secondo tempo è tutto suo, quando il Pallone doro Lionel Messi punta la sveglia e parte lo show. Il Real non esce più, Messi, Pedro e Iniesta ballano e concludono una cinquina di palle gol, unica opposizione i guanti di Iker Casillas.
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