Non si deve copiare, dice l’insegnante. Scopre che stai copiando e ti ritira il compito: prova annullata, brutto voto. È una vecchia storia, in cui ognuno fa la sua parte: lo studente insicuro cerca di ingannare il professore, e lui, appena si accorge della scorrettezza, si comporta di conseguenza. Tentare di copiare significa tentare di ingannare, ed è ovvio che sia riprovevole, ma francamente non ci vedo la cattiva volontà di perpetrare un grave inganno: si è sempre fatto, si fa, si continuerà a fare. Molto umano, è un segno di debolezza: si è insicuri, capita di essere impreparati, un piccolo aiutino e forse si risolvono le difficoltà e si supera la prova. Certo, non sto difendendo in alcun modo lo studente copione: se fossi il suo professore, lo punirei, ma anche lo capirei e non mi sentirei offeso dei suoi sotterfugi.
Ma se si invertono le parti? Ovvero, se chi, essendo responsabile in ossequio al proprio ruolo della correttezza della prova, si mettesse a copiare?
Nelle aule del liceo classico di via Parini a Torino si è tenuto il concorso di aspiranti presidi. Su 460 candidati, 9 sono stati scoperti a copiare mentre svolgevano la prova scritta. I loro dizionari erano letteralmente farciti di fogli e foglietti da utilizzare a seconda della necessità per affrontare nel modo più competente l’esame. Prove annullate, candidati espulsi. Il fatto è grottesco e inquietante.
Grottesco perché sembra la barzelletta inventata da qualche studente somaro per dileggiare l’autorità della scuola che ha, appunto, nel preside la figura di riferimento. Classico atteggiamento: l’autorità mi condanna e io reagisco con l’ironia. Nel caso in questione, con le mani nella marmellata è stato trovato proprio chi dovrebbe esercitare quell’autorità che proibisce di mettere le mani nella marmellata. Dunque, facciamoci una bella risata e chiudiamo qui la vicenda.
Ma il caso degli aspiranti presidi che copiano è anche inquietante. Ci mostra che l’idea di ingannare, il rifiuto del principio elementare di responsabilità che detta la norma di un autogoverno morale, sono presenti perfino là dove per professione e ruolo si deve insegnare la correttezza, l’ordine, la rigorosa accettazione di regole pattuite. Non c’è nessun metodo educativo più efficace dell’esempio.
Si possono inculcare nella testa delle persone tante belle parole, ma poi, se non viene dato un esempio attraverso il comportamento di ciò che viene predicato, le parole sono inutili.
Questo in generale. Entriamo nel particolare. Chi predica è il preside, e le persone a cui si intende fare la morale sono giovani, studenti. Il preside rappresenta nella scuola la figura indiscussa dell’autorità. Quando il professore non ce la fa più a tenere a tenere la disciplina di un proprio studente, pronuncia la fatidica frase: «Adesso ti mando dal preside». Lo studente può anche infischiarsene della decisione del professore, ma sa, comunque, che si troverà di fronte alla massima autorità della scuola e che dovrà fare i conti con essa.
Capisco che in tempi difficili le occasioni di lavoro vadano prese al volo, anche se non si è proprio portati - per carattere, per mentalità, per passione - a svolgere un certo lavoro. Però la scuola è un’istituzione delicata: si formano dei giovani non solo con l’insegnamento di materie culturali, ma anche e inevitabilmente attraverso principi morali che sono tanto più appresi quanto più sono sentiti e praticati dal docente. Insomma, ci vorrebbe un minimo di autoanalisi delle proprie qualità da parte di chi intende entrare nel mondo della scuola, in particolare se si vuole ricoprire ruoli dirigenziali.
Chi pensa - semplicemente pensa - di poter fare dei sotterfugi per ingannare l’esaminatore, è meglio che se ne stia fuori dalla scuola.
Meglio soprattutto per se stesso perché finirebbe per fare male un lavoro che chiede molta dedizione e molto sacrificio, proprio quella dedizione e quel sacrificio a cui egli stesso rinuncia nel momento stesso in cui ha pensa - semplicemente pensa - di potere truccare il suo esame.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.