Domenico Latagliata
Torino - Sarà la Juve ad affrontare la Lazio nella semifinale di Coppa Italia. Il verdetto è arrivato al termine di un quarto di finale giocato con paura e poca lucidità da entrambe le squadre, deciso solo dopo i calci di rigore. E se John Elkann ha sentito il bisogno di dire che «Ranieri non si tocca, guiderà la squadra anche nella prossima stagione», sarà meglio che la Juve cominci a pensare a come mettere il suo allenatore nelle migliori condizioni per lavorare.
Con Giovinco al posto di Nedved e De Ceglie esterno della linea difensiva, la Juve dà l'impressione di volere fare la partita. Peccato che alla volontà non corrispondano le gambe: lenti e impacciati, i bianconeri. E con le idee confuse: Sissoko e Poulsen non sono quel che si dice fini pensatori con la palla tra i piedi, la manovra non scorre mai fluida e il Napoli ha gioco facile nel limitarla. Anche perché, sulla destra, Marchionni non è più quello di un mese fa e lo stesso Del Piero, al di là di un paio di guizzi per favorire i tagli dei compagni, non salta mai l'uomo. Non che il Napoli faccia molto di più: Montervino e Aronica, gli esterni di centrocampo, fanno le sentinelle e niente più, Pazienza e Gargano ci mettono muscoli e fiato ma certo non tecnica. Così, quei tre che rispondono al nome di Hamsik, Lavezzi e Zalayeta appaiono slegati dal resto.
Ne viene fuori un primo tempo orrendo. Verso la mezzora Ranieri ha un'illuminazione e chiede a Giovinco di accentrarsi dietro le due punte: anche lì, però, il Talentino non punge. Come non detto, allora: si torna al 4-4-2 e alla pochezza dei primi minuti, senza che prima di metà gara succeda nulla degno di nota. Anche i cross sbagliati da parte di Molinaro - il quale aveva preso nel frattempo il posto di De Ceglie, vittima di una forte contusione toracica dopo un contrasto durissimo con Gargano che lo costringerà a passare la notte in ospedale - rendono la serata più brutta di quanto già non sia.
Per ravvivare l'ambiente, a inizio ripresa, Ranieri manda a scaldarsi Camoranesi e Trezeguet e si infuria quando Sissoko sbaglia un colpo di tacco, quindi Lavezzi reclama un rigore per una spinta di Legrottaglie e, insomma, con un'ora di ritardo pare che le due squadre vogliano cominciare a giocarsela. Entra anche Trezeguet ed è, almeno questa, una bella notizia per il popolo bianconero: il francese non fa granché, ma quel poco è comunque l'equivalente del nulla espresso da Iaquinta, spento come non mai. Marchionni darebbe anche una palla decente a Del Piero, ma il capitano scivola e Navarro dorme sonni tranquilli. Si accomoda in panchina anche Giovinco ed entra Nedved: la restaurazione è pressoché completa e per poco Cannavaro non la premia rischiando l'autogol su punizione del solito Marchionni.
Il Napoli in realtà pare spegnersi pian piano, però improvvisamente si accende la scintilla: Hamsik si risveglia con un paio di giocate nello stretto, Lavezzi e Gargano fanno venire i brividi a Manninger un paio di volte e, anzi, sull'uruguaiano è splendido Mellberg nel salvataggio. A un certo punto pare la stessa Juve trafitta dal Cagliari: Zalayeta però la grazia calciando sul fondo e allora la Signora respira, raggiungendo i supplementari dopo che Trezeguet si è visto annullare (ingiustamente, dirà poi la tv) un gol per fuorigioco.
Poi, è roulette pura: Navarro salva su Trezeguet, il Napoli spreca un paio di contropiedi, Cannavaro è straordinario nel salvare la conclusione a botta sicura di Del Piero.
Dagli undici metri segnano Del Piero, Hamsik, Trezeguet e Bogliacino prima dell'errore di Nedved: Denis mantiene il vantaggio, Marchionni lo riduce, Lavezzi sa fa ipnotizzare, Sissoko colpisce la traversa e Contini le stelle. Non sbaglia Legrottaglie e, quando Gargano spara altissimo, è tripudio bianconero.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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