Roma - Otto gol, che vuol dire ottovolante solo per la Roma. Il tanto per volare nel dolce oblio e cominciare a far spazio in bacheca alla coppa Italia, che sarà pure coppetta ma vale il rispetto a chi la vince. Sei reti per sentirsi un po’ Manchester e un po’ meno Roma. Inter sommersa da una marea di desolazione, una delle più grosse imbarcate di reti della sua storia: i due gol di Crespo sono lo sventolio d’orgoglio di un campione che intorno ha avuto una batteria di polli, dormienti e un po’ sognanti, gente che avrà pur voglia di spiaggia, ma rischia di cancellare il ricordo di uno scudetto ancor prima di cucirselo sul petto. Inter perforata, traforata, all’inizio perfino irrisa dal giocare guizzante e veloce, sveglio e spumeggiante della compagnia romanista. Totti ha scoperto le ragnatele nella difesa nerazzurra e, dopo 54 secondi, ha mostrato il segno del comando: destro suo e gol. Il via all’inno alla gioia del tifo romanista.
L’Inter è stata squadra solo per le maglie, Mancini non ha trovato mai la spina per accendere i suoi uomini. Dopo 5 minuti subiti due gol. Dopo 15 erano già tre. Imperdonabile, ma forse un segno del destino se ripeschiamo l’ultimo gol subito dalla difesa nerazzurra in coppa Italia. Risale ad un anno fa (11 maggio 2006): alla finale dell’anno scorso, quando Nonda realizzò nella sfida di ritorno. Quella sera, a San Siro, l’Inter vinse 3-1 e portò a casa la coppa che ieri ha messo quasi per intero nelle mani dei romanisti.
Inter ancora una volta da record nel passare dallo zero assoluto (dei gol subiti) all’alluvione che non sarà dimenticata. Qualcuno avrà frainteso pensando di giocare a tennis. Ma ha sbagliato stadio. Qualcuno aveva le gambe molli. In troppi non avevano fame a differenza della Roma, partita per far male. Nel giro di venti secondi Taddei si è infilato per due volte sulla destra trovando burro. Primo tentativo e palla in mezzo all’area: solo spaventi. Una manciata di secondi ed ecco il secondo: palla in mezzo per il piede di Totti pronto al tiro da gol, neppure gli avessero lasciato una poltrona per accomodarsi.
Brutta storia che poi ha preso pessima piega. L’Inter è andata subito allo sbando, colpita e affondata da ogni parte, come un pugile stretto alle corde. Per dieci minuti non ha messo piede fuori dalla sua metà campo. Al quinto minuto, il calcio al volo di Mexes ha trovato la deviazione di De Rossi ed è stato raddoppio. Ci ha provato Taddei, ma Toldo ha evitato catastrofe immediata.
Poco tempo per respirare. L’Inter ha lasciato giocare alla Roma la partita perfetta: gente che guizzava negli spazi come non riesce neppur in allenamento. Totti, Mancini, Perrotta, De Rossi e Taddei scatenati a caccia di gol e palloni, campo tutto per loro, gli altri ansimanti e affannati, ostinati nell’arrancare come un vecchio carroarmato. Ed stato 3-0 quando Chivu ha pescato Perrotta felice e solo, pronto a bersi Materazzi e la difesa.
L’Inter ha visto le ombre del disastro. Si è aggrappata a Crespo e al suo fiuto. Figo ha provato a far valere classe e voglia, Adriano è stato il solito bambolotto inconcludente (come Recoba, che lo ha sostituito nella ripresa), i centrocampisti hanno cercato di restituire spessore al gioco. Il primo tempo si è chiuso nel disastro: il guizzo-gol di Crespo a rubar palla in area (dopo un passaggio sbagliato di Pizarro), e per risposta la rete di Mancini ad annichilire una respinta di Toldo. Il palo finale di Figo ha segnalato che la buona stella non aveva alcuna intenzione di assistere gli uomini di Mancini.
Partita bellissima per chi guardava, piena di emozioni che la ripresa non ha annacquato. Anzi rinsanguato. Sette ammoniti, botta e risposta fra Panucci e Crespo tra il nono e il decimo minuto: gol a colpi di testa.
L’ultimo, speronata di Panucci a sfruttare una punizione di Totti e la respinta di Toldo. Sei gol a due ma potevano essere di più. Soprattutto per la Roma. Mai una finale ne aveva visti così tanti. Ancora Inter da record. Certo, ma stavolta da dimenticare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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