Sospirone di sollievo, fiuuu, Giuliano Razzoli non sbaglia niente stavolta e sale sul podio nello slalom di Kitzbuehel. Terzo, dietro allo strepitoso JB Grange, che si permette anche una mezza caduta, e a lui, il solito, impossibile Ivica Kostelic, che archivia la pratica austriaca con la bellezza di 306 punti. Ieri si è dovuto accontentare di 180, secondo posto in slalom senza correre rischi, per prendersi anche i 100 della combinata. In coppa del mondo ha accumulato 401 punti di vantaggio sul secondo, Silvan Zurbriggen, mentre i big più attesi dell'inverno, da Janka a Raich, da Svindal a Miller, continuano a sprecare occasioni, come se ormai avessero deciso di pensare ad altro.
Kostelic numero 1, Grange 2, questo dato fa capire come anche ieri avere numeri di partenza bassi fosse fondamentale per andare forte, fin dalla prima manche. Razzoli, nemico del sorteggio, aveva il 14 e come già a Wengen domenica scorsa è stato bravissimo a contenere i danni e chiudere col 5° tempo a metà gara, sfruttando poi la seconda manche per completare il recupero. Non ha rischiato nulla stavolta, anche perché fisicamente non era al massimo della forma e forse questo è stato un bene, perché quando scende tranquillo i rischi sono minimi e i tempi ottimi. «Ci voleva, ci voleva proprio questo podio, non ero stressato dalla mancanza di risultati perché sapevo di essere in ogni caso veloce, finora era mancata forse un po' di fortuna. Non ho voluto esagerare perché la pista era davvero molto difficile, potevo fare di più lo so, ma per stavolta va bene così». Benissimo, anzi, visto che domani a Schladming Giuliano avrà un'altra chance per provare a fare i punti necessari per entrare nel gruppo dei primi 7, fondamentale per avere un buon numero allo slalom dei Mondiali. Era dalla gara di Whistler Mountain del 27 febbraio, quella dell'oro olimpico, che Razzoli non saliva su un podio che conta, la situazione però stava diventando stressante più per chi gli sta attorno che per lui, del tutto impermeabile alle critiche o ai commenti negativi. La flemma e il sorriso sempre stampato in volto anche dopo una dura sconfitta, per qualcuno sintomi di scarsa competitività, sono invece da sempre la sua forza. L'emiliano è arrivato ai vertici mondiali perdendo più che vincendo, il fatto che un bel giorno abbia vinto la gara più importante non ha cambiato le sue abitudini e il suo comportamento.
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