Coppie di fatto, ai conviventi saranno riconosciuti i diritti

Ne discuterà a febbraio al Consiglio dei ministri una maggioranza divisa: niente registro, solo accertamenti

da Roma

Sui diritti delle coppie di fatto il governo tira dritto. Nel Consiglio dei ministri del 2 febbraio o in quello del 9 verrà discusso il disegno di legge governativo per il riconoscimento dei diritti dei conviventi.
Quali? Non ci sarà una registrazione ma la certificazione di una situazione già esistente. Non un nuovo registro ma un semplice accertamento dello stato di convivenza della coppia. Il ministro delle Pari Opportunità, Barbara Pollastrini e quello della Famiglia, Rosy Bindi, o meglio i loro uffici legali, avrebbero trovato il punto di incontro sul nodo più difficile da sciogliere: quello del registro, del quale la Bindi non ha mai voluto sentir parlare per non correre il rischio di sentirsi dire che il governo equipara le convivenze, comprese quelle omosessuali, ai matrimoni.
«Non riconosceremo le unioni di fatto in quanto tali - spiega la Bindi - perché potrebbe apparire una sorta di via parallela al matrimonio. Non prevederemo nessuna forma che possa essere a rischio di equiparazione tra matrimonio e convivenze di fatto». Impossibile però riconoscere diritti a una coppia di convivenze se non viene neppure verificato il more uxorio. Quindi, prosegue la Bindi: «Le situazioni devono essere accertate. Non parliamo quindi di riconoscimento, ma di accertamento di una situazione di fatto che non può diventare riconoscimento». Anche sulla reversibilità della pensione, assicura il ministro, non ci sarà l’equiparazione con i diritti degli sposati. «Se una coppia decide di sposarsi vuol dire che vuole un impianto forte - spiega la Bindi -. Se invece due persone decidono di convivere, evidentemente non possono vedersi costruito un impianto giuridico forte che è simile al matrimonio».
Sui tempi la Pollastrini appare più ottimista della Bindi: per la prima tutto sarà pronto entro la prossima settimana mentre la seconda parla di «qualche settimana». E comunque, anche se un compromesso fra le ministre è stato raggiunto, il ddl dovrà passare al vaglio di tutto il consiglio. E non c’è dubbio che scontenterà molti: troppo aperto per i cattolici e troppo conservatore per verdi e comunisti.
Intanto a Montecitorio si lavora per arrivare a giovedì almeno con una mozione unitaria del gruppo dell’Ulivo. La maggioranza di centrosinistra insomma cerca di apparire meno divisa di quello che è in realtà. Ma allo stato delle cose le mozioni dell’Unione saranno sicuramente più di una. Verdi, Rosa nel pugno, Rifondazione Comunista ed Udeur ne hanno presentata una ciascuno. I primi tre partiti comunque sollecitano il governo a rispettare l’impegno preso e a presentare un disegno di legge sulle coppie di fatto entro il 31 gennaio. Tutto il contrario di quanto vuole l’Udeur di Clemente Mastella, che invece chiede all’esecutivo un impegno a favore della famiglia tradizionale e lo invita piuttosto a non calare sul tavolo proposte governative sul tema che, dice l’Udeur, va affrontato esclusivamente in Parlamento.
Il capogruppo dell’Ulivo, Dario Franceschini fino a tarda sera si è dato da fare per raggiungere una sintesi almeno all’interno dell’Ulivo. L’annuncio era stato dato già ieri in mattinata dalla vicepresidente del gruppo Marina Sereni.

In sostanza per riuscire a mettere d’accordo Quercia e Margherita la mozione si limiterà a ribadire le cinque righe del programma dove, ricorda pure la Sereni, «si parla di unioni di fatto e non di riconoscimento dei Pacs, un punto di compromesso».
Di fronte all’appello del Cardinale Camillo Ruini Franceschini dichiara «grande rispetto» per le sue parole ma ribadisce che il Parlamento «si esprimerà e legifererà» sul tema dei diritti delle coppie di fatto.

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