Coppola, il "Matteo Renzi" pdl che vuole conquistare Torino

Un totem digitale issato in piazza Carignano ci ricorda che manca sempre di meno ai festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Nel 2011 Torino si sveglierà di nuovo capitale ma con un inquietante particolare: un debito pro capite di quasi 9.000 euro. Primato tutto sabaudo, insieme al titolo di città più inquinata d’Italia, in barba alla Ztl e alle domeniche ecologiche. Nella primavera del 2011 Torino sceglierà il nuovo sindaco, dopo vent’anni di centrosinistra, passati tra il professore, Valentino Castellani, e il neo-scrittore, Sergio Chiamparino.
Si chiude davvero un’epoca, quella del patto tra alta borghesia e classi popolari, che dopo la sbornia olimpica del 2006, si trovano a vivere la dura realtà di una città che non è più una «one company town». Chi sarà candidato sindaco, a sinistra come a destra, dovrà avere il coraggio di rompere con il passato, perché un conto è saper guidare una macchina lenta e costosa mantenendo lo status quo e i valori tradizionali, un altro proiettarsi verso nuovi successi insieme ai protagonisti dell’industria, dell’economia e delle professioni.
Mentre il centrosinistra è in subbuglio, con lotte fratricide di tutti contro tutti, tra i giovani di partito e il vecchio Piero Fassino, torinese di nascita ma lontanissimo dai problemi della città, il centrodestra si è portato avanti e la scelta di una candidatura unitaria è ormai alle porte. La svolta sarà nel puntare sui nuovi rappresentanti della classe dirigente, di quella stessa generazione che governa in Regione: trenta-quarantenni che piacciono e che salgono nei consensi.
Tutto fa credere che sarà Michele Coppola, assessore alla cultura della giunta Cota, a sfidare il mister X della sinistra. Trentasette anni appena compiuti, militante da oltre un decennio nel Pdl torinese, già consigliere comunale e vicepresidente del Consiglio. Apprezzato (e invidiato) dai Chiampa boys, che in lui vedono un pericoloso e preparato rivale perché in grado di traghettare consensi verso il suo schieramento, per la tenacia, la simpatia e la preparazione. Innovativa e geniale la campagna elettorale della scorsa primavera, quando Coppola da una posizione di outsider è risultato tra i primi eletti con un intelligente uso della politica pop basato sul passaparola e sull’utilizzo del web come strumento di consenso. Io a Marzo voto.com, questo lo slogan con il quale ha raccolto oltre ottomila elettori all’interno di un target trasversale, moderato ma non conservatore. Ha convinto il pubblico che non lo conosceva attraverso idee nuove e dirette coniugate alla capacità di comunicarle.
In un settore, quello della cultura tradizionalmente tabù per chi non è di sinistra, Michele Coppola non ha voluto lasciare il giocattolo nelle mani di altri, come era accaduto in passato anche nei governi di centro destra, ma vuole giocarsi la partita prendendosi dei rischi, il più grosso dei quali è la non continuità rispetto alla linea marxista e all’azionismo di Bobbio ancora influenti in città, seppure sulla soglia della decadenza. Gestendo con fiuto una drammatica situazione patrimoniale lasciatagli dagli irresponsabili del centro sinistra, un debito postdatato, pari a circa 28 milioni di euro. Senza deprimersi né lamentarsi è andato a reperire i fondi per tamponare il danno di altri, realizzando un piano di recupero risorse insieme a Finpiemonte, la Finanziaria della Regione Piemonte. Un colpo di teatro, che il mondo della cultura e gli addetti ai lavori bipartisan non hanno potuto fare a meno di notare.
Convinto che la cultura sia motore di sviluppo economico e sociale: «Arte, creatività, design sono strumenti in grado di attrarre nuovi turisti, giovani professionisti e imprenditori innovativi, capaci di produrre benessere a tutti i livelli». Sì alla meritocrazia, no a contributi a pioggia. Per una Regione che deve ancora riprendersi dallo scandalo Grinzane Cavour, misurabilità e sostenibilità degli eventi culturali non sono più criteri astratti. Certo, al suo assessorato si lavora tanto, con ritmi vertiginosi e senza orari, a costo di sacrificare in parte la passione per il jogging che gli garantisce un fisico scolpito. Coppola, che non arriva dal salotto buono della città ma dal popolare quartiere di Pozzo Strada, è solito ripetere quanto si possa e si debba fare per le periferie della città, ora che il centro è tornato ad essere più vivibile, «la cultura può fare molto, deve andare nelle periferie, uscendo dai salotti». Militare nell’arma dei Carabinieri (esperienza che a Torino fa curriculum), tifoso della Juventus, fin dall’inizio del suo mandato ha però deciso di attivarsi per la ricostruzione del Filadelfia, lo storico stadio del Grande Torino. Qualche amico-nemico lo definisce il «Matteo Renzi del centrodestra». Il paragone anagrafico ci starebbe e il coraggio pure, con una differenza però.

Il naturale understatement sabaudo gli impedisce di urlare attaccando compagni e avversari. Più costruttivo il confronto dello scontro. Chi lo critica sostiene che piace troppo alle donne e che sia un single impenitente. A smentita, ha ufficialmente fissato la sua data del matrimonio entro la fine del 2010.

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