Copriva abusi edilizi in cambio di favori Nei guai un altro vigile urbano di Anzio

L’arresto segue quello del comandante Carannante, sempre per corruzione

Notifica il sequestro di un cantiere abusivo a un ignaro cittadino, permette il proseguimento dei lavori nonostante i sigilli, indica tutti gli stratagemmi possibili per evitare controlli e sanzioni. Falso in atto pubblico, calunnia in atti giudiziari, corruzione: sono questi i reati contestati a un funzionario del comando dei Vigili urbani di Anzio, da settimane allo sbando dopo l’arresto del comandante Samuele Carannante avvenuto il mese scorso. Un funzionario della polizia municipale di vicolo dei Fabbri, Luigi Giusti di 53 anni, con delega speciale ai controlli urbanistici nonché facente funzioni del primo dirigente, è finito agli arresti domiciliari, mentre un suo collega e il titolare del cantiere in costruzione sono ancora indagati dalla Procura di Velletri. «Mani pulite» alla Polizia municipale di Anzio, dove gli uomini della Guardia di Finanza del comando provinciale di Roma hanno scoperto l’ennesimo caso di corruzione. Secondo le indagini il «pizzardone» graduato, dovendo sequestrare un edificio in fase di realizzazione in spregio ai vincoli urbanistici, avrebbe denunciato un extracomunitario residente a Nettuno al posto del reale autore dell’abuso, un cittadino pakistano di 39 anni. Non solo. «Per permettere al cittadino straniero il completamento dell’opera - spiega il maggiore Antonio Aiello, comandante della compagnia delle Fiamme Gialle di Pomezia - e far lavorare squadre di operai clandestini, il vigile urbano ha suggerito loro le giustificazioni da dare in caso di controlli da parte delle altre forze dell’ordine. Tutto questo in cambio di favori e servizi vari». Come la manutenzioni di prati e siepi, la fornitura di legna e manodopera presso cantieri edili di suo interesse o il trasporto di materiale proveniente da demolizioni. Insomma, a poche settimane di distanza dall’operazione «Zeta», la maxi-indagine del pubblico ministero Giuseppe Travaglini che spedisce in carcere cinque persone per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e falso in atto pubblico tra Ardea e Anzio, ancora una storia di malaffare per il comune del litorale a Sud della capitale. Perquisizioni nella sede locale della polizia municipale, intercettazioni telefoniche e ambientali, sequestro di documenti: per gli inquirenti una montagna di prove inchioda il numero due del comando dei vigili urbani di Anzio, non a caso preposto ai controlli sul rispetto delle norme urbanistiche nella cittadina costiera.

Assieme a lui, dunque, finiscono nel registro degli indagati altre due persone mentre sono cinque gli extracomunitari denunciati ed espulsi dall’Italia per aver lavorato illegalmente per conto del pakistano. Ma l’inchiesta, secondo indiscrezioni, non è affatto conclusa. Nel mirino degli inquirenti ci sarebbero altri dirigenti e funzionari pubblici di Anzio.

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