Lady Munson è una donna bella, dal capello liscio e lungo. Ha fatto i dollari con una storia di matrimonio andato a ramengo ma poi ricelebrato con tutti gli onori. Il libro è finito in testa alle classifiche di vendita, se ne è parlato dovunque in America, anche cinesi e giapponesi ne hanno acquistato i diritti, la Munson family conta i denari e tutti, felici e vincenti, si siedono a tavola per la colazione del mattino, come nei caroselli pubblicitari.
Mettere per iscritto o illustrare dinanzi a telecamere e spalti gremiti i propri fatti di esistenza quotidiana, è diventato un classico della comunicazione e, va da sé, del business. Immediatamente si scatenano sociologi, psicanalisti, prelati, giornalisti su un tema assolutamente privato, direi anche esclusivo, personalissimo: insomma l’amore, l’affetto, il rapporto quotidiano tra due persone che hanno deciso di vivere insieme. Dunque la storiella delle corna, del tradimento, del rientro all’ovile della pecorella nera, del marito fedifrago, non certo della moglie allegra, sono un argomento di quelli giusti per scaricare parole e pensieri a volte scontati e infantili.
Diceva una illustre collega che ogni uomo nella propria vita ha avuto almeno quattro o cinque «esperienze», una delle quali con una donna sposata, dunque è assai probabile che tocchi pure a lui uguale sorte, così ribaltando il detto: fotte e chiagne. Ma lady Munson è diventata una eroina, Lei che vivendo nel Montana, in un sito che si chiama Biancopesce (Whitefish), ha capito che la pace si ottiene non dichiarando la guerra (la lettura del libro dice cose diverse però, parla di una doppia identità, una che la porta a soffrire, piangere, cavalcare per ore pensando di buttarsi nel lago e affogare, l’altra che la rende maschera fredda, calma dinanzi alla famiglia ma con i contrattempi, lutti, crisi finanziarie, terapie) ma aspettando la fine della tempesta, non soltanto ormonale per favore, che può travolgere e sconvolgere il partner ma anche se stessi. Se la grande Bernardini de Pace ieri ha accennato metaforicamente al «noto timone» e ai «velieri» avrebbe potuto anche accennare ad alcune navi scuole che si aggirano nei porti di ogni dove. Ma che roba è allora questa? Dove sta la fregatura? Dove la verità?
Chi ama non può avere pazienza. Ama per «avere» e basta, per possedere anche se lady Munson si domanda: «Ma io l’ho comprato?». Beh, in alcuni casi, così sembrerebbe visto lo scontrino che deve essere esibito all’uscita dell’emporio. La furbata del libro consiste, dunque, proprio nel far credere che l’amore, alla fine, vince sull’odio, sul rancore, sul risentimento. Balle da baci al cioccolato con nocciola incorporata. L’occasione fa l’uomo ladro ma la donna è un palo, non nel senso della Laura Munson che dice di essere rimasta immobile, ma è il palo complice del furto, perché per tradire è necessario essere in due e se un marito tradisce è un porco ma se la moglie percorre lo stesso tragitto allora è in carenza di zuccheri affettivi. Tutto questo mi sembra robetta da discussione condominiale, evento che, a pensarci bene, potrebbe riguardare un prossimo best seller.
Non si tratta di perdonare, di capire, di aspettare, di giudicare. Si tratta di vivere, non di sopravvivere, tentando di non violentare l’affetto altrui né con le parole, né con gli atti, cercando di non ricorrere al parere dei cosidetti esperti che, a differenza degli stregoni, a volte non fanno la fattura. Si tratta, comunque e dovunque, di casi personali, unici, ai quali noi vogliamo per forza aggiungere i nostri sottotitoli.
L’amore, anche se eterno giurato dinanzi a testimoni, può finire. Ma una speranza resiste, resiste, resiste, come scriveva uno che non viveva nel Montana ma nel Lazio e si chiamava Giovenale: in molti casi un amante ha salvato un matrimonio in crisi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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