Coronavirus

Coronavirus, nuovi casi nel Lodigiano: "Perché avete riaperto tutto?"

Tornano a crescere i contagi negli ex comuni della zona rossa: 6 nuovi casi a Codogno dopo 2 giorni di crescita zero. "L'emergenza coronavirus non è finita"

Coronavirus, nuovi casi nel Lodigiano: "Perché avete riaperto tutto?"

Il coronavirus non rallenta e, dopo una settimana di relativa quiete, torna a far tremare i comuni dell'ex zona rossa del Lodigiano. I numeri dell'epidemia, diffusi nel tardo pomeriggio di ieri dalla Protezione civile, fanno segnare una impennata anomala dei contagi con +2.543 positivi, il 7,86% in più rispetto a mercoledì. E se Milano balza in cima alla lista delle province lombarde con +848 nuovi casi, desta preoccupazione l'incremento di 84 unità nei territori della Bassa. A Codogno, iniziale focolaio del virus, ritorna lo spettro del Covid-19 dopo 2 giornate di crescita 0: ora, ci sono 6 positivi. E qualcosa non torna.

"Abbiamo sei positivi in più. - spiega Francesco Passerini, sindaco della cittadina lodigiana e presidente della Provincia alle pagine del Corriere della Sera - Nelle ultime giornate eravamo fermi a 268 casi. Un segnale che i divieti introdotti con la zona rossa avevano funzionato". Adesso, il timore è diametralmente opposto: "Sì, e ci aveva sorpreso vedere che nel decreto del governo dello scorso 8 marzo la zona rossa veniva abolita. - prosegue Passerini - Che senso ha chiudere tutto se poi, appena arrivano i primi risultati positivi, si dà la possibilità di riaprire negozi e di spostarsi per lavoro praticamente ovunque?".

I residenti della ex zona rossa avevano già messo da conto l'eventualità di un "contagio di ritorno" ingenerato dall'avvento di forestieri alla riapertura dei check point. E, a ben vedere, ci avevano visto lungo: "Noi abbiamo fatto sforzi molto rigidi, i risultati si sono visti perché nelle prime due settimane c' è stata una riduzione dei contagi. - dicono gli abitanti - Ora quegli sforzi rischiano di essere vanificati".

Le misure di contenimento in seno al Dpcm 8 marzo, e ancor prima nella zona di Codogno, avevano sortito i risvolti sperati comportando una netta inversione del trend epidemico. Ora, però, tutti gli sforzi sembrano essersi vanificati come in una bolla di sapone. "L'emergenza non è alle spalle, basti pensare che in un mese, dal 22 febbraio al 22 marzo, le persone morte sono quasi il triplo rispetto agli anni passati", spiega il sindaco Passerini. Il conto dei numeri è impressionante. Le vittime del 2019 sono state 52, 49 quelle del 2018: in un mese di emergenza si è arrivati a 125.

La paura del coronavirus corre veloce nei comuni del Lodigiano: "Si muore ancora, ogni giorno. Ma è l' effetto dei contagi delle scorse settimane. Non c' è un effetto di immunità di gregge, l' isolamento protegge dalla diffusione del virus, ma solo attraverso il vaccino è possibile creare davvero una immunità diffusa. Purtroppo siamo ancora molto lontani da questa prospettiva".

E Lodi non vuole ricadere nella stessa drammatica spirale.

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