Oggi l'Italia gira a testa alta

I problemi non spariranno da un giorno all'altro, perché i danni causati dalla sinistra non si cancellano con un colpo di spugna

Oggi l'Italia gira a testa alta
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Caro Direttore Feltri,
nonostante gli enormi impegni di questo Governo, di cui vado orgogliosamente fiero, in Italia abbiamo ancora tanti problemi legati all'immigrazione, all'economia - stipendi, costo della vita, inflazione, eccetera -, legati all'opposizione neocomunista, che deve criticare a prescindere un Governo di centrodestra, e all'Unione europea.
Alla luce di ciò le chiedo quale sarebbe la soluzione. Una per esempio è quella di uscire dall'Ue e dall'euro? Io credo di sì, e credo che con l'aiuto di Trump e degli Usa si possa fare.

Sono curioso di come la vede.
Nicola Taurasi
(16 anni)

Caro Nicola,
ricevere una lettera da un ragazzo di 16 anni che ragiona con tanta lucidità sulla situazione del Paese è una vera boccata d'ossigeno. La tua missiva contiene freschezza e intelligenza. Oggi molti dei tuoi coetanei, non tutti, sembrano vivere nel mondo virtuale, tra social e frivolezze, mentre tu ti interroghi su immigrazione, Unione europea, inflazione e responsabilità politiche. È quasi commovente: vuol dire che, nonostante tutto, ci sono giovani che non si fanno intontire dalla propaganda televisiva e dall'ideologia da quattro soldi che la sinistra spaccia nelle scuole.

Non hai torto: i problemi che elenchi sono reali e sono stati prodotti da decenni di politiche di sinistra. Politiche fallimentari, che hanno ridotto l'Italia a uno staterello senza spina dorsale. A sinistra si sono riempiti la bocca di termini come «umanità», «solidarietà», «accoglienza», belle parole, certo, peccato che siano state brandite come una clava contro gli italiani stessi. Per anni ci hanno raccontato che aprire le frontiere fosse un dovere morale, che ospitare chiunque arrivasse fosse un atto di civiltà. Risultato? Quartieri degradati, sicurezza a pezzi, un sistema sociale al collasso. Un «umanitarismo» che in realtà era soltanto viltà, incapacità di dire no, paura di sembrare «cattivi». Ipocrisia. La stessa sinistra che oggi si indigna se qualcuno osa criticare l'immigrazione incontrollata è quella che ha accettato senza fiatare i diktat di Bruxelles. Si sono presentati a Bruxelles col cappello in mano, pronti a farsi dare pacche sulle spalle in cambio della nostra sovranità. Hanno firmato patti, hanno venduto la nostra industria, hanno trasformato l'Italia nel fanalino di coda d'Europa. Altro che Europa solidale: l'Unione europea è stata per noi una camicia di forza. Ma non è colpa dell'Europa in sé: è colpa di chi ci è andato rappresentandoci come vassalli.

Tu mi domandi se la soluzione sia uscire dall'euro e dall'Unione. Ebbene, no: non è il punto. Non è questione di esserci o non esserci, ma di come ci si sta. Se ci stai da servo, sei condannato; se ci stai da protagonista, diventi temuto e rispettato. La verità è che fino a ieri i nostri premier si inchinavano: erano pronti a baciare la pantofola dei burocrati europei pur di farsi chiamare «europeisti» e ottenere qualche briciola. Giorgia Meloni, invece, ha smesso di recitare la parte dello scolaretto obbediente. Tratta a testa alta, difende l'interesse nazionale, e lo fa senza timore di contraddire chicchessia. Questo è un cambiamento epocale.

I problemi non spariranno da un giorno all'altro, perché i danni causati dalla sinistra non si cancellano con un colpo di spugna. Ma oggi almeno si lavora per contenerli, non per alimentarli. Oggi si dice basta al buonismo sterile, basta alle prediche moraliste che ci hanno portato soltanto guai. L'Italia, finalmente, prova a essere padrona del proprio destino.

Caro Nicola, hai citato Trump, e fai bene. Non perché gli Stati Uniti debbano «salvarci», ma perché serve quell'atteggiamento lì: determinato, concreto, privo di complessi. Con leader così, l'Italia può rialzare la testa, senza più farsi compatire o compatire se stessa.

Continua, caro Nicola, a ragionare e a scrivere. Non lasciare che la sinistra ti rubi la passione e il coraggio.

Già sei più adulto di tanti intellettuali che si pavoneggiano in tv con il sorrisino moralista mentre il Paese crolla. E sappi che io, leggendo la tua lettera, mi sono sentito orgoglioso di sapere che c'è una nuova generazione che non ha paura di chiamare le cose con il loro nome. Bravo!

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