"Corpo, coming out e la mia sfida social"

Seguito da 140mila persone su Tik Tok. "L'odio esiste perché c'è l'ignoranza"

"Corpo, coming out e la mia sfida social"
00:00 00:00

Edoardo Zedda, 19 anni, sardo, salirà per la prima volta sul palcoscenico, per raccontare cosa significa andare contro i Cliché. Ha iniziato già a farlo qualche anno fa sui social, parlando del suo percorso di transizione di genere. Ora ha 140 mila follower su Tik Tok dove ha iniziato qualche anno fa raccontare la sua scelta di cambiare sesso da ragazza a ragazzo.

Come hai iniziato?

«Per caso, direi. Ho fatto un video dove si intravedeva il tape, la fascia utilizzata per schiacciare il petto. Hanno iniziato a farmi domande, e io ho risposto. Dopo sono arrivati i commenti negativi. Tanti, tantissimi. Non l'avrei mai immaginato. Ma questo mi ha spronato a continuare a parlarne sui social. Se l'odio esiste è perchè c'è ignoranza».

Partiamo dall'inizio.

«Alle scuole medie ero in sovrappeso. A 12 anni pesavo 104 chili. Mi prendevano in giro e io mi sfogavo sul cibo. Ero convinto che il disagio corporeo fosse legato a questo. Alla fine delle medie ho smesso di mangiare. Diciamo che avuto un periodo di disturbi alimentari, dalla bulimia all'anoressia durato fino alla terza superiore. Sono arrivato a pesare 45 chili in pochi mesi. Ma dopo essere dimagrito, ho capito che non solo il disagio non smetteva ma anzi si era concentrato su alcune parti del corpo che dimagrendo avevano iniziato a evidenziarsi. Il seno, i fianchi. Ma non sapevo niente riguardo ai transgender. Solo con l'aiuto di una mia amica ho cominciato a rendermi conto che si trattava di disforia di genere».

A quel punto?

«Prima dell'esame di terza media ho tagliato i capelli, iniziavo a capire, ma non l'avevo ancora detto a nessuno. All'inizio non l'accettavo. Ero molto credente, andavo in chiesa. Cercavo di confessarmi perchè per me era una cosa fuori dal mondo, credevo fosse contro natura, lo vivevo come una colpa. Poi alle superiori ho conosciuto persone che non mi giudicavano, brave, con la mentalità aperta e mi sono sentito che potevo essere me stesso. Piano piano ho cominciato a dirlo. Prima a una cerchia di amici più stretta, poi ai professori».

E in famiglia?

«Non l'ho detto io ai miei genitori. L'hanno scoperto nell'estate tra il primo e secondo anno delle superiori. È stata la mamma della ragazza con cui stavo in quel periodo. Mi aveva minacciato: se continui a stare con mia figlia, lo dico ai tuoi. E così è stato».

Come è successo?

«Eravamo in campeggio. Una sera a cena, il telefono di mia madre ha squillato. Guarda che tua figlia si fa chiamare Edoardo. È stata questa la frase. Mia madre ha chiamato mio padre, si è messa a piangere. C'è voluto tempo... ma dopo, anzi, è stata la prima a mettersi in gioco, a informarsi su cosa significasse essere transgender. Mio padre è quello che ha avuto più difficoltà. Però, oggi mi chiama Edoardo».

Quanto è stato duro per te, il passaggio?

«È difficile rispondere. Dal coming out fino all'accettazione dei miei genitori, è stato difficile ma l'ho saputo reggere. È stato invivibile tutto quello che c'è stato prima, il fatto di non riconoscermi nel mio corpo, e di non potere dirlo a nessuno. Ma anche le persone che si hanno attorno hanno bisogno di tempo, di capire, l'argomento è delicato e bisogna avere pazienza».

Cosa vedi nel tuo futuro?

«Intanto vorrei vivere a Milano, ho già chiesto il trasferimento dalla facoltà di Giurisprudenza. Poi continuo a fare i provini per cantare, fare musical, mi butto. I 20 anni sono il momento migliore cambiare la propria vita. E se non dovesse andare in porto a me piace da morire il diritto, farò l'avvocato penalista».

Le difficoltà che vedi oggi?

«Non mi posso lamentare

di niente. Forse... fare i conti col fatto che prima di poter fare tutte le operazioni ci vorrà ancora un po'. La prima l'ho già fissata, sarà il mio regalo per il ventesimo compleanno. Per il resto sto davvero benissimo».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica