Milano - Ha destato scalpore la notizia della perquisizione di quattro banche (tre a Milano e una a Roma) nell'ambito di un'inchiesta sui derivati. L'ipotesi di reato è "truffa aggravata" a danno del Comune di Milano. Il dieci maggio scorso il consigliere comunale del Pd, Walter Corritore, aveva presentato un esposto alla procura denunciando proprio il rischio di una truffa. Oggi sono scattate le perquisizioni. L'inchiesta sarebbe partita lo scorso autunno. Corritore ha iniziato ad occuparsi del caso la scorsa estate.
Corritore, come ha accolto la notizia della perquisizione della Guardia di Finanza nelle sedi di quattro banche? Si è detto che non c'era alcun nesso con il suo esposto alla procura della Repubblica...
Ce l'aspettavamo, prima o poi. Abbiamo chiesto alla procura di Milano di valutare se nell'operato di alcune banche intermediarie in operazioni sui derivati potesse essere riscontrato il reato di truffa aggravata al Comune di Milano.
Perché parla di truffa?
Abbiamo presentato una perizia dalla quale si evince che le banche in questione avrebbero raccolto delle commissioni occulte dalla loro operazioni. Per un valore totale superiore a 73 milioni di euro. Noi abbiamo chiesto alla procura semplicemente di verificare i "book" giornalieri delle banche, dove sono annotati, giorno per giorno, tutti gli incassi realizzati a seguito di operazioni sui derivati. A nostro avviso in tutte le operazioni condotte dal 2005 ad oggi a danno del Comune sono state applicate condizioni fortemente peggiorative rispetto ai valori riscontrabili sul mercato.
Il lavoro di intermediazione delle banche comportava, comunque, delle commissioni da pagare?
Sì, questo sì. Ma l'ammontare doveva essere, all'incirca, pari a 170mila euro. Come vede la differenza è notevole.
Ma perché si può parlare di commissioni occulte?
Dalla perizia che abbiamo fatto fare emerge che è stato compiuto un reato. Se verrà confermato dall'inchiesta in corso il Comune potrà costituirsi parte civile e chiedere i danni. Quindi, non essere costretto a sborsare quei 73 milioni, cancellando una parte cospicua di soldi da pagare come minusvalenza alle condizioni di mercato. Circa 300 milioni di euro.
Avete in mente altre iniziative dopo l'esposto?
Sì, stiamo studiando il modo di impugnare i contratti per renderli nulli. Sono stati sottoscritti con la giurisdizione inglese, quindi si tratta di capire come e se è possibile intervenire. Diciamo che la nostra battaglia verte su due fronti. Da un lato c'è la parte penale, quella per cui c'è stata la perquisizione, con l'ipotesi di reato di truffa aggravata. Dall'altra, invece, c'è la parte civile con il risarcimento del danno.
Delle operazioni sui "derivati" si è occupato, tempo fa, la trasmissione tv Report. Avete tratto spunto?
Non mi interessa rivendicare la paternità. Dico solo che mi sto occupando di questa cosa dalla fine dell'agosto 2007. Una persona che lavora nel settore finanziario mi spiegò tutto illustrandomi i meccanismi grazie ai quali si specula a danno degli enti locali che si sono affidati alle banche per le operazioni sui derivati.
Secondo lei ci sono delle precise responsabilità degli amministratori per quello che è accaduto?
La nostra battaglia è condotta nell'esclusivo interesse pubblico, quindi a favore del Comune. Non intendiamo speculare in alcun modo su questa vicenda. Se la magistratura dovesse individuare delle responsabilità, vedremo.
Ritiene possibile una soluzione politica?
Sì, si deve vietare agli enti locali di poter effettuare operazioni sui derivati. In Inghilterra oggi è vietato. Anche lì c'è stato uno scandalo simille negli anni passati.
Abolirebbe per legge, dunque, un'operazione finanziaria?
No, le spiego. I derivati sono titoli che possono essere usati anche per coprire dei rischi.
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