Sono otto anni, ossia da quando è nata, che, a mesi alterni, si parla di «3 Italia», l'operatore telefonico di terza generazione, come un'azienda in crisi e dunque in vendita. Ma il suo amministratore delegato, nonchè fondatore grazie all'investimento dei cinesi di Hutchison Whampoa, Vincenzo Novari, ci ha sempre creduto. E da buon giocatore (di calcio) invece di piegarsi ai profeti di sventura ha sempre rilanciato con nuove idee e tariffe. Alla fine i fatti gli hanno dato ragione, anche grazie alle spalle larghe (l'investimento complessivo nel nostro Paese oltrepassa i 7 miliardi di euro) dell'azionista di Hong Kong, che è il primo operatore mondiale nel settore portuale.
Il risultato del 2010 è stato dunque positivo per circa 100 milioni, parzialmente inficiato però dal rimborso, di 65 milioni, che «3» dovrà effettuare agli operatori concorrenti per il pagamento di tariffe di interconnessione più basse. «Anche con questa partita negativa - ha spiegato Novari in questa intervista al Giornale - i conti restano positivi, grazie soprattutto alla nostra politica di innovazione sugli smartphone e sull'Internet mobile, che ci ha portato a una quota di mercato in questo segmento pari a circa il 30%».
Qual'è il prodotto più recente e innovativo che avete lanciato?
«Certamente il "Web Cube" per la copertura Internet mobile ma dentro casa che consente di collegare fino a 5 computer via wi-fi. E un prodotto sviluppato nei nostri laboratori di ricerca a Roma dove lavorano 50 ingegneri ma realizzato dai cinesi di Huawei ma su nostra licenza. L'abbiamo già venduto a 40 mila famiglie che non avevano la banda larga in casa e inoltre viene venduto anche in altri 4 paesi europei».
E quali sono le prospettive?
«Contiamo di arrivare a 100 mila famiglie entro la fine dell'anno. Funziona ovviamente solo sotto copertura "3". La nostra rete ha comunque raggiunto il 90% della popolazione e abbiamo un programma di sviluppo per portarla in altri 350 comuni entro la fine dell'anno. Abbiamo un programma di investimento sulla rete di un miliardo in cinque anni».
Altri progetti?
«In autunno partiremo con una campagna molto aggressiva anche sul fronte delle tariffe che certamente cambierà la struttura delle offerte oggi presenti».
Ma il mercato delle tlc non è fin troppo competitivo?
«Sì e infatti è l'unico mercato delle utilities che ha abbassato davvero le tariffe. Secondo uno studio recentissimo di Confindustria Digitale mentre in cinque anni il prezzo dell'acqua è passato da 100 a 132 quello delle tlc si è abbassato da 100 a 92. Ma "3" è abituata a competere su un terreno difficile fin dall'inizio dato che è stato l'ultimo operatore ad arrivare sul mercato e dunque è il nostro ruolo quello di creare nuove formule».
Il numero di clienti è sempre il fattore più importante?
«No, noi ne abbiamo oltre 9 milioni ma l'importante è che il 35% abbia un contratto e quelli che impiegano la banda larga mobile sono un milione e 500 mila. La cosa più interessante è quanto questi clienti spendono, che servizi usano e non quanti sono».
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