E adesso agli azzurri si sono aggiunti i rossi: nel senso di Valentino e della Ducati, Rossi lui e Rossa lei. Gli uomini di Prandelli non se ne abbiano: almeno per un po, diciamo un paio di anni, alla nazionale del calcio farà eco quella del motomondo. E non se ne abbia laltra Rossa, emiliana pure lei, parliamo della Ferrari, improvvisamente un po meno nazionale perché Fernando Alonso parlerà benissimo litaliano ma è asturiano e perché Felipe Massa avrà pure il passaporto dei luoghi nostri con annessa cittadinanza onoraria di Cerignola, Puglia, ma è brasilianissimo.
Ci sono voluti trentasette anni per mettere in sella a unitaliana vincente della classe regina un italiano stravincente; lunghi anni prima di speranzosa attesa e poi di radicata nostalgia. Se quanto sta realizzando Max Biaggi in superbike con lAprilia - ovvero vincere e lottare per il titolo - riuscirà a Valentino, il motomondo tricolore avrà la sua nazionale per cui spellarsi le mani e consumare i tasti del telecomando.
Lultima volta che la magica accoppiata (salvo un breve ritorno di fiamma nel 76) andò stabilmente in pista correva lanno 1973 e laltro fenomeno del motomondo, Giacomo Agostini, correva sulla Mv-Agusta. Per dire: al governo cera Rumor e sulle strade stavano per arrivare le domeniche senzauto e del tutti in bicicletta figlie dellausterity. In formula uno Niki Lauda era ancora, soprattutto, un ricco rampollo austriaco e Michael Schumacher aveva quattro anni. Per dire: una vita è trascorsa e forse per questo i tifosi a pistoni e cilindri si sono attrezzati a tifare di volta in volta il pilota di turno su moto giapponese o, in F1, a seguire la legge non scritta della religione maranelliana. Ovvero: la macchina, il mezzo prima di tutto.
Per dire: laltro ieri, Valentino ha annunciato che avrebbe lasciato la Yamaha per correre con la Ducati.
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