Roma - L’Italia non cambia, la corruzione rimane un’emergenza nazionale con dimensioni che sono paragonabili solo all’evasione fiscale, fenomeno che in questo momento è un po’ più di moda e ci vede in cima alle classifiche europee. Quest’ultima sottrae allo Stato circa 120 miliardi di euro all’anno, mentre la corruzione pesa per circa 60 miliardi. Non pervenuta, perché difficili da quantificare, una cifra che dia l’idea degli sprechi della pubblica amministrazione.
L’occasione per pesare i comportamenti devianti di alcuni contribuenti e delle istituzioni è stata l’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei conti. «Illegalità, corruzione e malaffare sono fenomeni ancora notevolmente presenti nel Paese e le cui dimensioni, presumibilmente, sono di gran lunga superiori a quelle che vengono, spesso faticosamente alla luce», ha spiegato Luigi Giampaolino nella relazione. Il presidente della Corte auspica «per la corruzione, quello che è stato fatto per la mafia, costruire un momento di lotta». I dati che pervengono «sono solo un’avvisaglia» di quanto sia esteso il fenomeno.
Per questo motivo non bastano le leggi, anche se ce ne sono alcune che possono aiutare. Giampaolino fa un riferimento esplicito. Il disegno di legge anti-corruzione che è ancora «fermo» in Parlamento, e «andrebbe molto curato e sollecitato». A frenarlo è stato il governo, ma il ministro della Giustizia Paola Severino ha spiegato che si tratta solo di uno «slittamento», per poi «partire, qualche settimana dopo, con il piede giusto». Alla fine, ha assicurato, ne risulterà «un risparmio» perché, a detta del Guardasigilli, «è stato fatto un grande lavoro parlamentare» che il governo vuole salvaguardare, ma su cui vuole «influire con una proposta concreta e un contributo costruttivo».
La Corte aveva già quantificato il peso della corruzione. Circa 60 miliardi di euro all’anno. Poi c’è l’evasione. «Secondo le nostre stime si attesta in 100-120 miliardi euro». Pesa molto quella sull’Iva, che supera il 36 per cento. «Un tax gap che risulta di gran lunga il più elevato tra i grandi paesi europei, con l’eccezione della Spagna (oltre il 30 per cento)». L’allarme dei magistrati contabili fa pensare ai blitz della Guardia di Finanza a Cortina e quello più recente a Sanremo.
Giampaolino non ne parla direttamente, ma spiega, più in generale, che «molto è stato fatto dal punto di vista delle azioni di recupero, verosimilmente si potrà lavorare di più in termini di accertamento del reato». In sostanza negli ultimi anni sono state recuperate soprattutto somme che il fisco aveva già individuato. L’importante, ha sottolineato Giampaolino, è che «la lotta all’evasione sia accompagnata dalla lotta allo sperpero di denaro pubblico». Tradotto, giusti blitz, a patto che arrivino strette efficaci sulla spesa pubblica.
Un saggio di come, nonostante la crisi, la politica continui a sprecare soldi dei contribuenti, arriva dalle consulenze. La Corte nel 2011 ne ha sanzionate una quarantina. Tutte troppo costose e attivate anche se all’interno dell’amministrazione ci sarebbero stati dipendenti in grado di svolgere lo stesso compito.
Giampaolino è anche tornato a parlare della manovra correttiva varata dal governo. «È molto sbilanciata sulle entrate». Giudizio esteso anche alle precedenti manovre del ministro Tremonti. Positivo il fatto che nella «Salva Italia» di Monti i proventi della lotta all’evasione non siano stati contabilizzati. E comunque, le correzioni varate negli ultimi mesi dovrebbero assicurarci il pareggio di bilancio nei termini previsti. «Secondo i nostri calcoli dovrebbero essere sufficienti gli sforzi fatti», ha spiegato Giampaolino.
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