Per la Corte dei conti il «tesoretto» è fuorilegge

da Roma

La Corte dei conti boccia il «tesoretto» di luglio. «È fuori dalle regole previste dalla legge di contabilità», scrivono i magistrati nella relazione sulle coperture finanziarie delle leggi varate da aprile ad agosto. Verosimilmente, analogo giudizio verrà riservato anche all’altro decreto che utilizza l’extra-gettito, accompagnato alla Finanziaria e che dà copertura a parte della manovra.
Alla base delle critiche della Corte dei conti, i rischi che corre il bilancio pubblico per le maggiori spese (previste dal decreto di luglio e da quello di settembre) a fronte di entrate legate all’andamento economico. Con un particolare. Se le spese sono fisse e costanti nei prossimi anni - fa capire la Corte - altrettanto non può dirsi delle entrate che le garantiscono. In quanto il gettito tributario è fortemente condizionato dal ciclo economico. E non si possono fare proiezioni di entrate, analoghe a quelle del 2007, per gli anni futuri; soprattutto se c’è una flessione della congiuntura. Nel complesso, i decreti che hanno utilizzato i «tesoretti» hanno innescato maggiori spese per 15 miliardi, alimentate dalle maggiori entrate emerse quest’anno. Le osservazioni della Corte dei conti si concentrano proprio sulla difficoltà di ripetere - in modo strutturale - questi 15 miliardi nei prossimi anni, soprattutto in presenza di un rallentamento economico.
Critiche, poi, la magistratura contabile le riserva anche per il disegno di legge sul welfare. Le misure sulle pensioni (cioè l’eliminazione dello scalone della riforma Tremonti-Maroni) rappresentano - dice la Corte dei conti - una vera e propria «violazione» della legge di contabilità. Il governo - scrivono i magistrati - ha fornito stime sui costi dell’eliminazione circoscritti a tre anni, mentre «per le disposizioni legislative in materia pensionistica» si dovrebbe fare riferimento a «un quadro almeno decennale».
Dopo una settimana di quasi inattività («da lunedì abbiamo lavorato in tutto 14 ore», commenta Gaspare Giudice, Forza Italia), la commissione Bilancio di Montecitorio si è riunita ieri sera al termine di una lunghissima riunione dei capigruppo della maggioranza, durata più di 6 ore.
L’incontro serviva per mettere a punto il maxi emendamento che il relatore di maggioranza, Michele Ventura, presenterà alla manovra. Dovrebbe contenere l’aumento delle risorse (si parla di raddoppio) per Polizia di Stato e Vigili del fuoco. L’orientamento della maggioranza è poi quello di modificare la class action, introdotta al Senato. E subito Roberto Manzione, il senatore che l’ha proposta, fa sapere che se non viene confermata la retroattività è pronto a votare contro.


La maggioranza prevede poi di inserire la riforma delle aziende municipalizzate (prevista dal ddl Lanzillotta fermo da un anno al Senato) nella Finanziaria; così come nella manovra finiranno i rigassificatori. Rischia di saltare, infine, la riduzione fiscale sul Tfr. La dovrà stabilire, senza toccare le aliquote, una commissione del ministero dell’Economia, da costituire dopo il 31 marzo prossimo.

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