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Corte Suprema E ora l’ex terrorista ha paura che i giudici dicano «sì» all’estradizione

Cesare Battisti è «molto preoccupato» per la decisione che il Supremo tribunale federale (Stf) del Brasile dovrà prendere circa la conferma del suo status di rifugiato politico nel Paese latinoamericano: lo ha detto il senatore Joao Pedro, che insieme ad altri tre colleghi parlamentari ha incontrato in carcere giovedì l’ex terrorista italiano.
«Dopo questa visita, ho l’impressione che Battisti sia molto indebolito», ha commentato il senatore del Pt (il «partito dei lavoratori» del presidente Luiz Inacio Lula Da Silva), hanno riferito fonti parlamentari.
Pedro si è recato nel carcere di Papuda, vicino a Brasilia, insieme ad un altro senatore, Josè Nery (del Psol, di sinistra), e ai deputati Josè Eduardo Cardozo (Pt) e Manuela D’vila (Partito comunista). L’Alta corte brasiliana dovrà determinare nei prossimi giorni la liceità dell’asilo politico concesso dal ministro della Giustizia, Tarso Genro, e della richiesta di estradizione inoltrata dallo Stato italiano. La decisione del Tribunale è attesa per marzo.
«L’ho trovato molto triste, ma non depresso - ha detto il senatore dopo l’incontro - Battisti sente le pressioni fortissime esercitate dall’Italia per la sua estradizione e ci ha chiesto di poter parlarne a Lula».
Joao Pedro ha rivelato che Battisti divide la cella con altri detenuti e dorme su un letto molto semplice.

«Abbiamo parlato un po’ dei suoi ex compagni dei “proletari armati per il comunismo” (Pac), che a suo dire si trattavano tutti come fratelli, e in particolare ha fatto riferimento a Pietro Mutti, dal quale si è detto molto deluso e amareggiato, visto il rapporto personale che esisteva tra loro».

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