Cortellesi: «Mattatrice? Non so fare il Fiorello»

La showgirl sarà al Ciak di Milano con «Gli ultimi saranno ultimi»: «Mi divido tra teatro, cinema e tv»

Cortellesi: «Mattatrice? Non so fare il Fiorello»

Ferruccio Gattuso

da Milano

La locandina del suo ultimo spettacolo teatrale Gli ultimi saranno ultimi - in debutto nazionale martedì al milanese Teatro Ciak - è forse lo specchio perfetto dell’anima artistica che la agita da sempre: Paola Cortellesi sbircia, con sguardo fotogenico, da alcune immagini sovrapposte. Una e centomila: mai nessuna. Perché il talento che l’attrice romana mette da sempre nelle cose che fa, la rende un «pezzo pregiato» (e richiesto) sui tre fronti che, segno distintivo, non ha mai abbandonato: tv, cinema e teatro. Le Cortellesi si inseguono, si affiancano, e dosano - a dispetto di questa versatilità - le proprie apparizioni: e piacciono tutte, per l’invidia di chissà quanti colleghi. «Non ce la faccio a scegliere - dice lei con voce genuina, accordata in modo sottile ma chiaro secondo la chiave romanesca - e chi dà un’occhiata al mio curriculum sa che è così. Non abbandono mai una strada per troppo tempo, e non è raro che ne conduca due all’unisono». Anche oggi che Milano è attraversata da un’importante manifestazione sui Pacs, Paola vorrebbe svolgere due ruoli: «Sono qui a presentare il mio spettacolo, ma vorrei essere al corteo, perché le donne devono decidere delle donne, e se si parla di salute a decidere deve essere la scienza». Combattiva, proprio come la protagonista della sua pièce, Luciana, un’operaia con contratto a termine che si ritrova disoccupata alla vigilia del parto: disperata, la donna prende in ostaggio il proprio datore di lavoro, donna come lei. In una notte dal sapore drammatico ma anche ironico e comico, Paola Cortellesi dà volto a sei personaggi differenti, appartenenti alla categoria degli ultimi.
Ultimi destinati a restare tali, in barba al motto evangelico?
«Chissà. Ogni personaggio ha il suo destino, e poi non dico troppo per salvare il finale. Certo, non si può parlare di happy end. Che non si pensi, però, a una storia triste. A me piace definirlo un testo urgente, perfetto per questa nostra epoca».
Significa che ora si dà all’one woman show? E che magari lo farà anche in tv, lontano dall'ala protettiva della Gialappa's?
«Io non ho mai cercato spettacoli da mattatrice, anzi. Questo è il mio primo in teatro. Poi racconto una storia, non faccio sketch televisivi. In tv invece, anche ai tempi di Nessun dorma, gli autori mi avevano costruito uno show con trailer e intermezzi. Non faccio il Fiorello, insomma, che già ci riesce bene lui».
Ma la Gialappa’s può essere considerata una sorta di Re Mida? Il loro tocco...
«Lo sanno tutti, stravedo per gli amici della Gialappa’s, quando mi chiamano corro.

L'ho fatto anche dopo il successo della Lotteria con Morandi. Io però, scusate tanto, sono nata a teatro, il teatro è un tagliando importante per un attore. E sul palco non ho mai portato nulla delle mie cose fatte in tv».

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