Così Abbundo fa il presidente

Così Abbundo fa il presidente

«Un presidente, abbiamo un presidente», è l’eco della curva gialloblù che fa risuonare il suo nome ogni domenica quando raggiunge il campo. In attesa di fare passi avanti nella sua carriera politica e puntare alla sedia più alta del palazzo della Regione, ambiente che bazzica dal 1995 anno della sua prima elezione a consigliere regionale, Nicola Abbundo «gioca» a fare il patron calcistico osannato dal pubblico di una delle poche squadre dilettantistiche seguita ancora da un pubblico irriducibile.
Chissà se Abbundo nel suo stile si rifà più al basso profilo di presidenti come Paolo Mantovani o Riccardo Garrone oppure, se la superstizione dovuta alle sue origini napoletane e il trasporto per il suo ruolo, lo portano ad ispirarsi a personaggi «storici» come Romeo Anconetani presidentissimo del Pisa che si esibiva lanciando il sale dietro alla porta degli avversari o Costantino Rozzi storico numero uno dell’Ascoli che non risparmiava mai battute sui suoi giocatori, pronto anche a prenderli a calci nelle terga piuttosto di vincere una partita. Lo stile di Abbundo nell’aula regionale farebbe pensare al primo caso, ma la passione nel calcio trasforma chiunque. «Certo che non pensavo di attaccarmi tanto a questa realtà- racconta Abbundo-. Avevo iniziato quasi per fare un piacere a dei ragazzi che si ritrovavano in difficoltà. Pensi che adesso rinuncio anche a seguire la Sampdoria per stare dietro alla squadra. È un’ottima realtà, non sembra proprio di giocare in seconda categoria ma molto più in alto». Un’isola felice quella di San Desiderio («un “paese” nella città» lo definisce il presidente) che riesce a traghettare ogni fine settimana un centinaio di persone a seguire le gesta dell’undici gialloblù. Abbundo ha iniziato quasi per caso prendendo in mano una società che giocava in prima categoria e che ha avuto la sfortuna di scivolare in seconda proprio all’ultima giornata dello scorso campionato. Quindi la rifondazione e la sfida dell’anno con l’obiettivo di ritornare da dove si è scesi, senza affanni. «Qui il calcio è realmente un momento di aggregazione sociale e ora stiamo lavorando per darci una struttura seria. - spiega Nicola Abbundo- Non perché si abbia ambizione di salire troppo di categoria ma per creare le squadre giovanili». Proprio in quest’ottica da quest’anno Abbundo ha fatto partire la prima scuola calcio del San Desiderio per le leve ’97, ’98, ’99, in collaborazione con il Pala Don Bosco di Quinto, che coinvolge un centinaio di ragazzi. L’obiettivo è quello di partire la prossima stagione con due squadre giovanili (pulcini e giovanissimi) e gli under oltre alla prima squadra.


E la testimonianza di come la realtà di San Desiderio sia vissuta è testimoniata anche dal calore con cui i tifosi seguono la squadra, con un sito internet ed un canale tematico su You Tube che è aggiornato settimanalmente su società, campionato e tutte le attività collaterali come, per esempio, le tante cene sociali che servono come momento di aggregazione. Chissà se in quelle serate a pagare sarà un Abbundo, questa volta, sullo stile di Moratti.

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