Francesco Gambaro
Ci voleva un political-thriller, a metà tra la realtà e la fantasia, per far dire all'onorevole Ds Roberta Pinotti che «Berlusconi oggi è un politico a tutto tondo, e non un imprenditore imprestato alla politica».
Il «miracolo» si è consumato ieri pomeriggio alla libreria Feltrinelli, dove l'avvocato internazionalista, già amministratore delegato di Antenna tre, Pietro Bernasconi ha presentato la sua prima fatica letteraria: «Due poltrone per uno» (editore Mursia). Un giallo, che ruota tutto intorno a Berlusconi e al suo fantomatico progetto di sedere contemporaneamente sulla poltrona di Presidente del Consiglio e di Capo dello Stato. Così almeno immagina l'autore. Che ieri ne ha discusso con il senatore di Forza Italia Luigi Grillo e l'onorevole dei Democratici di Sinistra Roberta Pinotti. A moderare il dibattito il direttore di Primo Canale Mario Paternostro.
«L'ispirazione - racconta Bernasconi - me l'ha data la politica italiana, dove la realtà supera di gran lunga la fantasia». Il succo della storia: alla vigilia dell'elezione del Capo dello Stato si apre una crisi drammatica tra il Governo e il Quirinale. Il Presidente della Repubblica si dimette dopo che le Camere hanno riapprovato senza modifiche la legge sulla riforma della giustizia. Il progetto di Berlusconi di assumere le due cariche è osteggiato dai sui alleati che tramano con l'opposizione per bloccare il Cavaliere... Tutto questo mentre un misterioso gruppo di terroristi mediatici minaccia Mediaset. Sulla scena compaiono anche i vari D'Alema, Cossiga, Fini, Fassino e Casini. Realtà o finzione? A Luigi Grillo il libro è piaciuto, «l'ho letto tutto d'un fiato. Il finale mi riconcilia con l'autore». Già. Però non ve lo possiamo raccontare. Applausi all'autore anche dall'onorevole Pinotti. Che a Bernasconi ha mosso solo un paio di obiezioni: «Conoscendo personalmente D'Alema e Fassino posso dire che nei loro rapporti non c'è tutta quella confidenza che emerge dal libro». E poi «non è vero che per D'Alema è un bel momento la lettura dei giornali». Lo sarà ancora meno quando leggerà il giudizio di Berlusconi espresso ieri dalla stessa Pinotti.
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