Politica

«Così Bove passava i tabulati segreti»

La segretaria svela i rapporti tra l’ex capo della sicurezza Tim e le persone arrestate

da Milano

Adamo Bove, il manager della sicurezza di Tim suicidatosi a luglio, secondo la procura di Milano aveva frequentazioni e rapporti particolari con tutti i protagonisti di questa spy story. Oltre che con il «collega» di Telecom, Giuliano Tavaroli, era in contatto sia con Marco Mancini, lo 007 del Sismi arrestato nel caso Abu Omar, sia con Emanuele Cipriani, l’investigatore privato dell’archivio con le schedature e le indagini segretissime. Dall’ordinanza di custodia cautelare emergono però particolari delicatissimi sul presunto ruolo ricoperto da Bove nella gestione del famigerato sistema Radar «il cui utilizzo, secondo le dichiarazioni rese dalla Plateo (ex segretaria di Bove) e da Ghioni (suo successore), era essenzialmente da ricondurre» appunto «a richieste espresse dallo stesso Bove o se del caso da Tavaroli». In un caso, racconta Ghioni a verbale, la Plateo gli avrebbe raccontato «di avere dato tabulati estrapolati attraverso Radar a persone preannunciate da Bove e che accedevano al suo ufficio in tarda serata e che si trattava di accertamenti legati alla vicenda Abu Omar», quella che ha portato in cella Mancini. Il 14 giugno 2006 (Bove si ucciderà il 21 luglio) la Plateo mette a verbale rivelazioni esplosive: «Non potendo stampare i dati estrapolati da Radar (numeri chiamati e relativi intestatari) ero costretta a riportarli manualmente e poi a ricopiarli su pc, poi consegnavo tali dati al mio responsabile, ovvero il dottor Bove. Ad un certo punto - continua la segretaria del manager - cominciai a nutrire perplessità circa le richieste del dottor Bove su elaborazione dati, in particolare per quelle che mi venivano fatte telefonicamente o su biglietti manoscritti di carta per utenze che risultavano poi in contatto con personaggi del mondo dello spettacolo, dello sport o di enti quali il Banco di Roma. A causa di tali perplessità ho iniziato a confermare copia e originali delle richieste e degli elaborati per mia eventuale (...). Aggiungo che le mie perplessità erano sorte anche per il fatto che mentre per le richieste fatte con regolare pratica ben potevo capire chi era il richiedente e quindi il destinatario dei miei elaborati, ciò non accadeva per le richieste fatte da Bove telefonicamente o su pezzettini di carta».
Il documento del giudice spiega poi che nell’operazione «Garden» delegata all’investigatore Cipriani, in un dvd rinvenuto negli uffici del detective privato, risultavano acquisiti dati relativi a traffici telefonici delle persone da investigare con il ricorso al sistema Radar. «È emerso - aggiunge il Gip - che proprio Giuliano Tavaroli si era procurato presso la Tim, grazie all’interessamento del dottor Bove addetto alla Security, le utenze cellulari in uso ad alcuni soggetti coinvolti». Ed è la stessa segretaria Plateo che conferma tutto al magistrato: «La documentazione che mi mostrate relativa a misure camerali e intestatari di utenze Tim (...) da come rammento sono accertamenti a me assegnati e da me sviluppati tra il 30 e il 31 luglio 200 dal mio responsabile Adamo Bove». Tali accertamenti «sono stati da me spediti a Giuliano Tavaroli al suo numero di fax come disposto da Adamo». E ancora. Bove avrebbe avuto stretti rapporti anche con Marco Bernardini, detective privato legato a Tavaroli e Cipriani, indagato nell’inchiesta e autore di rivelazioni decisive: «Da quello che ricordo credo di aver visto fisicamente la prima volta Marco Bernardini nel periodo in cui lavoravo in Tim alle dipendenze di Adamo Bove senza conoscere quale fosse il suo lavoro e le motivazioni che lo portavano ad avere contatti col mio responsabile (...).

Appena assunta in Telecom a Milano la prima settimana ho avuto modo di rivedere Bernardini negli uffici di via Torino quando lo stesso mi venne a cercare poiché lo stesso, su indicazione di Tavaroli, aveva la necessità di scrivere un rapporto sull’attività da lui svolta».

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