Così cani e gatti fanno campagna per i politici Usa

Tutti siamo a conoscenza di quale importanza abbia, per un politico che desidera essere votato, l’apparenza. Ogni minimo dettaglio è studiato da un selezionato staff di psicologi. I politici americani, come sappiamo dagli storici confronti in tv tra i candidati presidenti d’ogni tempo, sono letteralmente terrorizzati dalla possibilità di commettere gesti che, di per sé innocenti, possono fare perdere o guadagnare voti preziosi. Per molti candidati, i pet (gli animali d’affezione) sono cruciali nella corsa alle elezioni. Statisticamente si è visto che l’esibizione del proprio pet in tv o in pubblico è tipica dei candidati Repubblicani, mentre i Democratici sembrano gradire maggiormente altre armi.
Durante una visita a Bluffton in Sud Carolina, il governatore del Texas Rick Perry, quando ancora era in corsa per le presidenziali, ha voluto il supporto di Beauregard, il suo cane salvato dalla strada. In varie foto il politico si presenta al pubblico con un cucciolo sulla spalla, sebbene sia trapelato il suo scarso amore per i porcellini d’India (e questo gli è costato parecchi voti). Il 10 gennaio scorso durante le primarie del New Hampshire, la tv di stato ha mandato in onda un profilo di Izak, la capra che, come il famoso polipo dei mondiali, avrebbe la capacità di indovinare i vincenti e aveva scelto il precedente governatore dello Utah, John Huntsman. Questa volta tuttavia Izak ha sbagliato cavallo, perché Huntsman ha gettato la spugna il 16 gennaio. A fine anno Newt Gingrich, repubblicano di vecchia data e ex rappresentante delle Camere, ha lanciato un sito di animali. Pur non essendo proprietario di un cane ha ripetutamente giurato che ne avrebbe acquistato uno (probabilmente un Labrador) qualora gli elettori lo avessero portato alla Casa Bianca. Allo stesso tempo il suo sito «animalesco» invita gli elettori a inviargli foto dei loro cani e gatti in cui c’è scritto che sostengono Newt Gingrich, il prossimo presidente degli Stati Uniti. Sono però arrivate poche foto e non tutte a suo sostegno. E allora a qualcuno è nata spontanea la domanda. I cani e i gatti riflettono veramente quello che pensano i loro proprietari, oppure hanno una loro opinione politica? Scherzando su questo tema, l’Independent disegna una gustosa storia che riguarda Bean e Tortie, due gatti fratelli di 13 anni e mezzo che hanno vissuto l’intera vita con la stessa famiglia, ma votano uno per i Repubblicani e l’altro per i Democratici. Allegra Boverman, famosa fotografa e loro proprietaria, giura che Bean è rimasto letteralmente colpito guardando in tv Kenneth Starr, il persecutore di Clinton. Da lì la sua fede nei Repubblicani di Dick Cheney, che possiede due Labrador (Jackson e Dave).
A parte gli scherzi fu un cane a salvare la carriera dell’allora vicepresidente Richard Nixon. Il senatore della California venne accusato di avere ricevuto fondi illeciti per 18mila dollari e democratici, ma anche repubblicani, chiesero al presidente Dwight Eisenhower di rimuoverlo. Nixon chiese di potersi difendere personalmente in diretta televisiva e lo fece sostenendo che l’unico regalo era uno scatolone inviato da un texano che aveva udito sua moglie Pat, alla radio, mentre affermava che i suoi bambini desideravano un cane. Dentro la scatola c’era un cocker bianco e nero. «Ci crediate o no», disse Nixon in tv «non lo rimandai indietro perché le bambine si erano subito affezionate al cucciolo. Tricia gli mise nome Checkers e a quel punto non m’importava più se era un regalo lecito o meno. Quel cane ormai era nostro». Il «discorso di Checkers» salvò la carriera politica di Nixon.

Checkers morì nel 1964 ed è seppellito, assieme ad altri 50mila cani, gatti, scimmie ecc. nel Bide-a-Wee Pet Cemetery di Long Island a New York, nel «plot» numero 5, dove vecchi patrioti, ancora oggi, piantano bandiere americane di fianco alla tomba di granito.

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