Così Carige ha smontato l’accusa della Consob

Così Carige ha smontato l’accusa della Consob

Avevano ragione loro, Banca Carige e il suo vertice operativo, a cominciare dal presidente Giovanni Alberto Berneschi. E aveva torto la Consob, l´organismo di controllo delle società quotate in Borsa, che li aveva «sanzionati» per la cosiddetta scalata della Bnl, organizzata nel 2005 dall´allora amministratore delegato della Banca Popolare di Lodi, Gianpiero Fiorani. La sentenza che rimette le cose a posto, nel grattacielo di via Cassa di Risparmio ed anche in buona parte dell’ambiente bancario e finanziario ligure, è della Corte d’appello di Genova cui aveva fatto ricorso il maggiore istituto di credito ligure. C’è stata, dunque, piena rispondenza, da parte dei giudici che hanno appena depositato le conclusioni, alle tesi difensive presentate per conto della Carige dagli avvocati Franco Bonelli e Vittorio Lupoli.
In particolare, è stata smontata la teoria, alla base del «procedimento sanzionatorio», secondo cui la banca avrebbe violato l´articolo 122 del decreto legge 58/98, ovvero le mancate comunicazioni alla Consob ma anche agli organi di stampa, di patti parasociali. Fiorani (allora numero uno della Popolare di Lodi), Unipol, banche, società e cooperative che costituivano il «contropatto» con la (presunta) regia del governatore di Bankitalia Antonio Fazio, avrebbero cioè manovrato, a dispetto delle regole del mercato, per rastrellare un numero di azioni della Banca Nazionale del Lavoro in modo da mettere fuori gioco il Banco di Bilbao, a sua volta aspirante all’acquisizione di Bnl. Berneschi aveva invece sempre difeso l’operazione, affermando l’interesse di esclusivo beneficio economico per l’istituto. L’accusa di Consob aveva puntato, fra l’altro, su un passaggio dell´audizione di Berneschi del giugno del 2005. E ne aveva tratto conclusioni pesanti: «Sulla base delle evidenze documentali acquisite e in particolare delle inequivocabili dichiarazioni rilasciate al riguardo dal dottor Berneschi si ritiene accertato che Unipol e Banca Carige, già in data precedente al 18 luglio 2005 (data in cui hanno comunicato al mercato la stipula del patto parasociale) avevano stipulato un patto occulto per l´acquisto e il successivo esercizio, anche congiunto, di un´influenza dominante sulla Bnl». Per questo, la Consob aveva condannato Berneschi alla pena di 150mila euro di ammenda. Completamente rovesciato, invece, il «teorema» in Appello: la Corte ha accolto l’opposizione proposta da Carige e Berneschi e ha annullato la delibera Consob del 16 aprile 2009, condannando la stessa Commissione per le società e la Borsa «alla restituzione di quanto pagato in esecuzione di essa oltre interessi legali».
I legali della banca hanno visto riconosciuta l’affermazione che «la conclusione di un patto parasociale tra Carige e Unipol in data 4 luglio 2005 non può essere presunta dalla circostanza che in tale data la Carige abbia acquistato l’1,485 di azioni Bnl, trattandosi di una normale operazione finanziaria». Inoltre, vanno ritenuti «irrilevanti come elementi utili alla prova presuntiva, sostenuta da Consob, le dichiarazioni in sede di interrogatori penali di Giampiero Fiorani e Gianfranco Boni, con i quali gli esponenti di Carige non hanno avuto colloqui o incontri, e quelle estrapolate dalle intercettazioni delle telefonate di Fiorani con Emilio Gnutti e Roberto Tarlocco della Banca Popolare di Lodi». Infine, «l’originaria contestazione secondo cui fin dal 4 luglio 2005 era stato raggiunto un patto parasociale occulto avente oggetto identico al patto parasociale reso noto il 18 luglio 2005 è stata abbandonata, affermandosi da Consob che non vi sono elementi per affermare che gli accordi formalizzati il 18 luglio fossero stati raggiunti in precedenza». L’unico patto parasociale fu perfezionato solo il 18 luglio «e solo in tale data avvenne la definizione degli impegni».

Al 4 luglio, pertanto, non erano stati perfezionati né gli accordi relativi alla governance di Bnl, né quelli che prevedevano opzioni per il trasferimento delle azioni acquistate da Carige a Unipol. Tutto ciò, pertanto, «rende qualificabile come mera affermazione non sostenuta dagli stessi fatti indicati l’affermazione dell’esistenza del concerto per l’acquisizione dell’influenza dominante in Bnl».

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