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«Così convincerò Tremonti a dare più soldi al turismo»

Roma«Non voglio polemizzare con Giulio Tremonti, ci mancherebbe, anche perché sono ben consapevole delle difficoltà finanziarie del momento». La premessa è d’obbligo, per Michela Vittoria Brambilla. Che ci tiene a precisare di avere notevole stima del ministro dell’Economia, «persona di grandissima qualità e competenza». Consapevole com’è, in prima persona, che «la coperta è corta», come ricordatole venerdì in Cdm proprio dal responsabile di via XX Settembre. Quando a chiare lettere ha detto che «non intendeva dare risorse al settore del turismo». Fin qui, nulla di nuovo, verrebbe da dire. Ma il «no» di chi tiene in mano la borsa con i soldi, riportato sabato scorso in un articolo del Giornale, dà il la al «grido d’allarme», con una pioggia di fax e mail - si racconta - diretta al Cavaliere.
Ministro, sembra di capire però che la sua voglia essere una richiesta garbata...
«Guardi, sono convinta che, proprio per la sua lungimiranza, Tremonti non lascerà cadere nel vuoto la protesta levatasi da tutto il comparto, che oggi vive una situazione di grande criticità».
Ne è proprio sicura?
«Me lo auguro. Anche perché, un euro investito per migliorare la nostra offerta turistica può generare un ritorno economico di dieci, cento volte tanto, per il nostro Paese. Un concetto non a caso ribadito, in Consiglio dei ministri, pure dal presidente del Consiglio. Così, quando tra qualche giorno si dovranno operare delle scelte, immagino che Tremonti non possa che garantire le risorse indispensabili al settore turistico, capace di fornire una boccata d’ossigeno, indispensabile, alla nostra economia. Con una richiesta che viene sia dalla maggioranza che dall’opposizione, dalle Regioni come dalle imprese. E poi...».
Continui.
«Vorrei ricordare che il comparto industriale non ha mai avuto un adeguato sostegno. E anche per questo abbiamo perso competitività, finendo dietro alla Francia e alla Spagna».
A chi o cosa si riferisce?
«Non certo all’attuale governo, visto che Silvio Berlusconi ha voluto elevare a rango di ministero la sua gestione, avviando il primo passo importante verso una nuova battaglia culturale. D’altronde, il turismo è il nostro unico vero asset strategico e c’è chi dice sia il nostro petrolio. Il nostro è un Paese a vocazione turistica e possediamo un giacimento di bellezze unico al mondo. E poi, il turismo è l’unica industria che non potrà mai essere delocalizzata».
Un cambio di passo vi è stato, quindi, rispetto al passato?
«I primi segnali si vedono eccome, ma dobbiamo continuare su questa strada. E va tenuto sempre a mente che ci riferiamo a milioni di operatori e lavoratori, impegnati nell’unica attività capace di generare risorse in tempi brevi, incrementando al contempo pure l’occupazione. Questo vale per il Nord come per il Sud».
Quali sono le richieste che ha fatto a Tremonti?
«Una serie di misure, conseguentemente risorse, per il territorio e le Regioni, anche con il rifinanziamento di alcune leggi, allo scopo di ridisegnare l’offerta turistica nazionale. Per soddisfare così le richieste del turista di oggi, che sono considerevolmente mutate. Con un occhio di riguardo alle imprese, per cui vanno previste alcune agevolazioni».
Ad esempio?
«Prevedere ad esempio un intervento sul credito d’imposta per gli imprenditori che procedono a interventi di riqualificazione, visto che il nostro punto debole è legato alle strutture ricettive, e una fiscalità di vantaggio per chi investe nel Mezzogiorno. E poi, misure capaci di far ripartire la domanda e l’occupazione, quali la possibilità di deduzione, fino ad un tetto ben definito, delle spese sostenute per vacanze in Italia, così come detassazione degli utili reinvestiti. Senza dimenticare le agenzie di viaggi, che a causa della crisi hanno preso le batoste maggiori, e la questione dei canoni balneari».
Territorio e imprese, dunque.
«Sì, ma anche interventi per tutelare i diritti dei cittadini, cioè dei turisti, potenziando la vigilanza. Non è possibile che chi visita il nostro Paese venga considerato un pollo da spennare. E non intendo più accettare il ripetersi di fenomeni del genere».
Per tutto questo, servono soldi.
«Già, e non posso pensare che per il 2010 siano a disposizione solo 9 milioni di euro per la promozione dell’Italia all’estero.

Ma voglio ripetermi: confido nella lungimiranza di Tremonti, che saprà cogliere l’importanza della posta in gioco, evitando che il nostro Paese perda la sua grande occasione».

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