Massimo Malpica
Limportanza del Granducato di Toscana nel sistema-moggiano. Anche di questo parla linformativa dei carabinieri del 21 maggio 2006 dedicata in larga parte al capitolo Milan attraverso le intercettazioni sul cellulare di Leonardo Meani, addetto della società rossonera agli arbitri. Proprio partendo dalle chiacchierate fra Meani e il guardalinee Puglisi, gli inquirenti chiudono il cerchio sul filone toscano, già trattato allorché gli inquirenti si erano soffermati sulla «vicinanza» al sistema-Moggi di società come Siena, Livorno, Arezzo oltre allex nemica Fiorentina. A completare il disegno dalle intercettazioni spunta adesso lEmpoli, lultima rimasta. Per i carabinieri ogni società ha il suo obiettivo, da raggiungere magari con un piccolo o grande aiuto, ognuna ha il suo ruolo attivo o passivo nel sistema. I viola per esempio entrano nel gioco quando i Della Valle decidono che piegarsi è meglio che retrocedere. Il Siena è difatto «organico» alla Juve. Anche il Livorno più che per presunte frodi sportive si fa notare per gli aiuti concessi al club torinese e per i forti legami con la Gea (vedi il trasferimento di Mutu). LArezzo, invece, viene prima salvato dalla serie C sullasse Mazzini-Moggi e poi «colonizzato», con allenatori e ds vicini a Lucianone e alla società dei figli darte.
EMPOLI, LULTIMA
ARRIVATA A CORTE
Tutti ingranaggi dello stesso meccanismo, ai quali si aggiunge appunto, con lultima informativa, lEmpoli. La Toscana, dunque, ha un ruolo centrale in questa storia. È toscano Luciano Moggi, nato a Monticiano, provincia di Siena. È toscano il vice di Carraro, Innocenzo Mazzini, che secondo gli inquirenti è un po il «regista», su benedizione moggiana, dell«operazione Granducato», incentrata sulla salvezza della Fiorentina dopo la «redenzione» dei Della Valle tramite il fiorentino doc Mencucci. È toscano Paolo Bergamo, il designatore della «cupola del calcio» secondo i pm, coinvolto sia nella salvezza dei gigliati in serie A che in quella dellArezzo in serie B. E sono toscani alcuni tra gli arbitri e i guardalinee che più frequentemente emergono dagli accertamenti degli investigatori come strumenti in mano al «sistema» per influenzare i risultati del campionato italiano di calcio.
Toscano è il nuovo centro del potere pallonaro. La circostanza traspare dalla conversazione intercettata la mattina del 31 maggio 2005 tra Mazzini e lex direttore sportivo e opinionista, Claudio Nassi. Per i carabinieri si tratta di «unanalisi politico-istituzionale sulla forza della regione Toscana nel sistema-calcio».
Nassi: «Siamo in una posizione di forza come non cè mai stata».
Mazzini: «Sì, meno male. Tu sapessi quanto ci si è lavorato».
N: «Non ne dubito, va be...! Cioè, quattro squadre in serie A, il vicepresidente della federazione, e un designatore...».
M: «Ah, ahhh, ora si deve salvar quello (Bergamo, ndr)».
N: «Sì! Ma sento che abbiamo lavorato benissimo, non bene».
«SEI RIUSCITO A SALVARE
TUTTA LA REGIONE...»
Che il piano sia chiaro, vien fuori anche da uninteressante chiacchierata fra larbitro Massimo De Santis e il «solito» Mazzini risalente all8 maggio 2005. Dice De Santis: «Oh, a sto punto hai salvato quasi tutta la Toscana, quasi eh?...». Mazzini annuisce e capisce anche a cosa vuole riferirsi De Santis con quel «quasi». «Tu lo sai che son venuti a piangere». Parla della Fiorentina. Che proprio De Santis, in occasione dellultima giornata, stando allinformativa contribuirà a salvare venendogli affidato il compito di «pilotare» il risultato di Lecce-Parma così da condannare gli emiliani - e non la Fiorentina - allo spareggio col Bologna. Con De Santis «sicuramente sorteggiato ad hoc per tale incontro» cè lassistente Alessandro Griselli «della sezione Aia di Livorno e vicino alla compagine così come evidenziato dallintera attività investigativa».
Sullesito «accomodato» di questo incontro gli inquirenti hanno pochi dubbi, non fossaltro per il tenore delle allegre chiacchierate intercettate nel dopo partita. Mazzini e Nassi parlano di «operazione chirurgica perfetta», e ai dubbi del vice di Carraro («speriamo di non aver sprecato le nostre cartucce») Nassi esclama: «Te lo dissi na volta in Comune e te mi rispondesti, per la Fiorentina e per Firenze, va fatto». Il vice di Carraro chiamando un misterioso interlocutore dice che «gli si è fatto un regalo, a casa, a questa città. Ora... lo sapranno in dieci... ma limportante lè che lo sappiano quelli veri». Linterlocutore intuisce e rispondo a tono: «Ho visto De Santis a buttà fuori anche Morfeo...» centrocampista del Parma. Quella partita diventa una barzelletta, qualcosa di cui ridere, esultando per il buon esito per l«operazione Granducato».
PARMA-LECCE, CRONACA
DI UNA FINE ANNUNCIATA
Il clima di quelle ore è riassunto nella ilare chiacchierata tra larbitro De Santis e Mazzini.
De Santis: «Pronto?».
Mazzini: «Sono Morfeo», e giù risate.
DS: «Io mi ero messo avanti col lavoro, capito?».
M: «Comè andata?».
DS: «Qui è andata bene, ho fatto tre a tre».
M: «Sì, ma dico, cera qualche stupido, no?» (il riferimento è allindignazione dei giocatori del Parma per larbitraggio).
DS: «No, ha fatto lo stupido, alla fine, Vignaroli, che lho considerato espulso perché mi ha minacciato. Poi è venuto Cinquini (Ds del Parma, ndr) e mi ha detto: Senta, però dice volevo dirle una cosa dico dimmi... Però una partita così, ci vuole nattimino di buon senso perché io ora vado a fare lo spareggio e cho cinque squalificati. Io ho detto, scusa, ma che il problema è mio? Dice, no perché la partita non è stata cattiva, dice, pronti via, tre gialli... dice. E poi hai continuato... cho Gilardino squalificato, Morfeo squalificato, Vignaroli squalificato, Contini squalificato... e dico scusa Cinquini, se mi vuoi insegna a fa il dirigente tanto de cappello, se me voi insegna a fa larbitro te lo insegno io a fa larbitro...». Il racconto va avanti così. Sul filo del surreale, interrotto dalle risate, ora di Mazzini, ora dellarbitro. Fino a quando...
De Santis: «E poi gli dico, perché scusa ma... chi è che si è salvato (ride). La Fiorentina? Ah, non lo sapevo».
Mazzini: «Perfetto». E giù altre risate.
FIRENZE,
E NON SOLO
Nellinformativa più recente viene meglio definito il coinvolgimento dellultima arrivata nella massima serie: lEmpoli. Occorre allora tornare alla telefonata fra Meani e il guardalinee Puglisi. Entrambi, per vie diverse, affermano di essere venuti a conoscenza di «...pressioni...» esercitate dai «...capi...» nellambito del campionato cadetto al fine di favorire lEmpoli, «emergendo a loro parere il chiaro disegno di favorire le squadre toscane, fornendo in tal modo ulteriore riscontro a quanto emerso in proposito e già segnalato con linformativa dello scorso 2 novembre».
I «CONSIGLI» DI BERGAMO
PER TUTELARE LAREZZO
Seguendo il filone toscano le indagini dei carabinieri avrebbero acquisito un importante riscontro «sulle manovre attuate e dei conseguenti effetti che ne discendono, in base alle affermazioni di uno degli stessi guardalinee che si è dovuto rendere strumento a tal fine». Si parla di Titomanlio, che ne discute con Meani. Il guardalinee racconta di essere stato indottrinato sul comportamento da tenere per lincontro Arezzo-Salernitana, «per cui dapprima Bergamo gli riferiva che Mazzei (responsabile dei guardalinee, ndr) avrebbe dovuto parlargli e poi questultimo che lo prendeva in disparte e gli diceva ciò che avrebbe dovuto fare raccomandando il massimo riserbo, senza far trapelare nulla agli altri componenti della terna arbitrale». E Titomanlio si è adeguato, in danno della Salernitana.
IL PORTIERE
E LA TERNA
Il resto degli arbitri e dei guardalinee che telefonano a Meani - continuano i carabinieri - più volte denunciano e si lamentano «dello stato indecente in cui versa il settore, sulle pressioni esercitate dai suoi vertici, sugli schieramenti esistenti, in particolare sulla sfacciata partigianeria di certuni che giova in modo preponderante sulla loro carriera». Rispetto poi a quanto riferito dallassistente Puglisi «relativamente al guardalinee indottrinato per favorire lEmpoli» i carabinieri trovano riscontri anche nella partita vinta dalla squadra biancoazzurra sul Vicenza per 2-1.
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