Così il Destino crudele salvò i dittatori in culla

Da Hitler che a 4 anni stava per annegare a Stalin che a 10 rischiò di morire travolto da un cavallo. Ovvero, quando la storia imbocca la strada sbagliata

Così il Destino crudele  salvò i dittatori in culla

Si chiama «storia alternativa», o «allostoria», o «fantastoria». Oppure, più dottamente, «ucronia», dal greco ou (non) e kronos (tempo). La letteratura, il teatro, il cinema, i fumetti, ci giocano che è un piacere, deviando il corso degli eventi e costruendo mondi del tutto ipotetici, ma plausibili. Insomma, è la storia che non c’è, anzi che non c’è stata, ma che avrebbe potuto verificarsi se soltanto un piccolo particolare fosse stato diverso da come è stato. Si chiama «ucronia», ma qualche volta è più corretto chiamarla sfiga. Come questa volta.

Gennaio 1894. Siamo a Passau, nella Bassa Baviera, al confine con l’Austria. L’inverno attanaglia le case, le campagne, i boschi. Il fiume Inn, che proprio lì si getta nel maestoso Danubio, è una pista di ghiaccio, irresistibile attrattiva per i bambini. Irresistibile e ovviamente pericolosa. Infatti... Infatti un bel frugoletto di appena quattro anni finisce nella crepa di un’enorme lastra e sta per annegare. Ma ecco entrare in scena il Destino. Un bambino un po’ più cresciutello e molto coraggioso, tale Johann Kuehberger, che da grande farà il prete, vede la drammatica scena e si precipita, rischiando a sua volta la vita, a salvare l’innocente creatura. Tutto bene? No, tutto male, visto che il frugoletto si chiamava Adolf Hitler.

Questa storia, purtroppo non ucronica, girava dagli anni Settanta. A raccontarla era stato Max Tremmel, anch’egli prete, amico e successore di Kuehberger. «È stato Johann a rivelarmelo», disse. «D’accordo - gli risposero - la storia è bellissima (anzi, bruttissima), ma come puoi provarcela?». Provarla, in effetti, non si poteva. Tuttavia, a Passau la vox populi andava insistentemente in quella direzione, erano in molti a confermare l’episodio, come fra l’altro scriverà la storica Anna Rosmus, nata a Passau nel 1960, in Out of Passau. Von einer, die auszog, die Heimat zu finden (1999)...

E poi la famiglia Hitler visse davvero a Passau fra il 1892 e il 1894, i documenti conservati negli archivi cittadini lo confermano... Due indizi, certo, però non ancora sufficienti.
Ebbene, il terzo indizio che ora la storia (quella vera) si vede costretta a elevare al rango di prova, è saltato fuori pochi giorni fa. Si tratta di un vecchio ritaglio della Donauzeitung (La Gazzetta del Danubio) del gennaio 1894 e l’articolo, pur non riportando nome e cognome del futuro Führer, espone esattamente la versione di Tremmel.

Hitler, da parte sua, non fece mai menzione con nessuno della disavventura infantile. In compenso, nella «sua» Passau ordinò di impiantare tre campi di concentramento «succursali» di quello di Mauthausen-Gusen...

Sfiga, dicevamo all’inizio. Perché la storia degli individui, come quella del mondo, non conosce pause, e il bimbo che non avrebbe meritato d’annegare in un fiume gelato, meritò, da adulto, le peggiori fiamme dell’inferno. Di solito si dice che la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo. Dipende dal punto di vista: quello del diretto interessato o di tutti gli altri?
«Collega» e deuteragonista di Hitler nella corsa all’annientamento del genere umano, anche Iosif Vissarionovic Dzugašvili, cioè Stalin, fu un beneficiato dalla fortuna (sua) e dalla sfiga (altrui). Da piccolo era tutt’altro che d’acciaio, a dispetto del soprannome con cui è universalmente noto. Colpa di una forma acutissima di varicella.

E colpa soprattutto di un incidente occorsogli durante una festa. Aveva circa dieci anni quando, correndo per le strade della natia Gori, in Georgia, venne travolto da un cavallo. Ne riportò gravi ferite e da allora il suo braccio sinistro fu sempre più debole dell’altro. Se quel cavallo fosse stato un po’ più irruento...
Altro braccio, altra vicenda, altro dittatore. È il 1948. Siamo a Sirte, in Libia. Un bambino di sei anni sta giocando con i suoi due cuginetti quando scoppia una mina. I cuginetti muoiono, ma quel bambino, che il mondo sarà costretto a conoscere come Mu’ammar Gheddafi, resta soltanto ferito a un braccio. Se quella mina fosse esplosa qualche centimetro più in là...

Nello stesso periodo, ma in Siberia, in un campo militare, viveva un altro bambino. Era coreano. Che ci faceva in Siberia? Si trovava lì perché il suo papà, Kim Il Sung, un capoccia del partito comunista coreano, vi era stato mandato in esilio. Il bambino si chiamava Kim Jong-il. Proprio lui, il dittatore scomparso recentemente. Se una pallottola vagante...

Il quinto bambino, anzi ragazzino, che la Storia ha purtroppo condotto fino alla maturità e alla vecchiaia nacque nel villaggio di Scornicesti, in Romania. All’età di undici anni si trasferì con la sua famiglia di poverissimi contadini a Bucarest. E soltanto quattro anni dopo conobbe per la prima volta la galera, perché accusato di essere un agitatore politico. A sedici anni, altro arresto e, a diciotto, la condanna per comunismo.

Il pischello era Nicolae Ceausescu, e diventerà uno fra i peggiori tiranni che si nascosero sotto la barba di Carletto Marx per affamare il loro popolo. Se nella sua cella avesse incontrato, invece della futura moglie e complice Elena Petrescu, un galeotto di quelli tosti...
Ma la storia è più cieca della fortuna.

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