Tramontato il mito di sesso droga e rnr, ora cè chi fa buona musica per riconoscenza verso un vecchio idolo-amico che non se la passa troppo bene. Lo fa Elton John lanciando lalbum Union insieme al glorioso e scombiccherato genio Leon Russell. Le due star lhanno presentato dal vivo laltro ieri al Beacon Theater di New York. Elton ha esordito dicendo: «Da giovane Leon era il mio idolo e mentore, volevo diventare come lui». Poi, in un trionfo di applausi, è arrivato Leon, lentamente, appoggiandosi ad un bastone. Una bella storia di riconoscenza. Lallievo che rilancia il maestro dopo quarantanni. Il prode Elton lo conoscono tutti e non ha mai fatto nulla per passare inosservato; Leon è stato il cappellaio matto del rock. Oggi, a 68 anni, lo vedete panciuto e provato dalla vita ma dai lunghissimi capelli candidamente bianchi. Gli appassionati dantan lo ricorderanno vigoroso polistrumentista, magro come un chiodo, con improbabili tube sulla testa, animare donchisciottesche avventure con Joe Cocker come Mad Dogs & The Englishmen, scrivere successi come Delta Lady (sempre per Cocker), colorire con piano e chitarra - ma non solo perché era una specie di direttore dorchestra rock - i brani di John Lennon, Tina Turner, Bob Dylan, Frank Sinatra, Beach Boys e mille altri (lo trovate dappertutto, per esempio suona il piano nella celeberrima versione dei Byrds di Mr. Tambourine Man).
Eminenza grigia del mondo rock, Russell ha stregato il pianista inglese fin dal 1970, quando Elton debuttò fragorosamente in America a Los Angeles, Leon era già quello da imitare. «Non sottolineerò mai abbastanza quanto sia stata importante linfluenza della musica di Leon su di me - dice Elton -; quando sono arrivato in America ero ossessionato da lui e lo guardavo come un dio. Nel secondo concerto al Troubadour lui era là in prima fila, per fortuna non me ne sono accorto fin quasi alla fine dello show, altrimenti mi sarei innervosito». «Andai ad ascoltarlo - sottolinea Russell - perché non esistevano cantanti soul bravi dopo i Righteous Brothers, e lui era incredibile». Poi lincontro, la tournée insieme, e due strade che si biforcano, una verso il glamour e la gloria, laltra verso limpegno (ad esempio il Concerto per il Bangladesh con Harrison), entrambe verso gli eccessi. Ma Elton, 63 anni - nonostante crisi e guai che non si fa mai mancare - è sempre sulla cresta dellonda. Leon Russell invece, una vita vissuta sulla corsia di sorpasso, rischiava di cadere nelloblio. Un tempo riempiva il Madison Square Garden e le sale più prestigiose, oggi va in giro su un pullman scassato con la sua band e si esibisce in oscuri e selvaggi club della provincia americana, dove birra e whiskey scorrono a fiumi, come il Knuckleheads di Kansas City o il Tavern On the Maine a Wise, nel profondo Wisconsin.
Elton non poteva permettere tutto ciò. Lanno scorso, mentre trascorreva il consueto capodanno in Africa, riascoltò un cd di Leon e scoppiò a piangere. Dopo qualche giorno gli telefonò dicendo semplicemente: «Facciamo un cd insieme?». Con lo stesso candore Leon rispose: «Ero a letto nella mia casa di Nashville e non avevo nulla da fare se non guardare la tv, dissi subito sì». Così è nato un cd - con la collaborazione tra gli altri di Neil Young, Brian Wilson, Marc Ribot - che con la forza dellamicizia e dellispirazione ha superato qualunque avversità: anche la malattia di Russell che durante la registrazione è stato operato al cervello ma ora è di nuovo lì, che canta In the Hands of Angels mentre Elton si commuove. È un gran disco, che unisce i generi dribblando il pop di facile ascolto: «Qui non ci sono brani da classifica - puntualizza Elton - è un album per adulti. Una serie di brani di qualità che spero garantisca un futuro migliore a Leon; voglio che guadagni tanti soldi e che non debba più viaggiare cinque giorni la settimana per far sentire il suo rock a poca gente.
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