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Così la gente di Mosca assediata dalle fiamme vive la nuova apocalisse

MoscaDa tre giorni, la Mosca assediata dagli incendi passa notti insonni. Succede di doversi svegliare per la difficoltà di respirare e trovarsi davanti uno scenario post-atomico: un cielo rosso, una coltre di nebbia che rende impossibile la visibilità e asfissiante l’aria, un odore di carne arrostita e plastica bruciata invade la capitale. «Fumo senza incendio», dicono qui. Solo Mikhail Bulgakov, scrittore amato dai moscoviti per le sue satire surreali, avrebbe potuto immaginare tanto.
Durante il giorno la situazione non migliora. Non solo respirare, ma anche tenere gli occhi aperti risulta difficile. Il fumo degli incendi nelle torbiere, che bruciano da due settimane intorno alla città, non risparmia niente. I roghi hanno ucciso più di 50 persone finora. L’ondata di caldo non accenna a placarsi. Nella capitale, la visibilità è di 50 metri. Dalla cattedrale di Cristo Salvatore, di fronte al Cremlino, si intravedono appena le cupole delle chiese ortodosse dentro le mura della cittadella del potere russo. Gruppi di turisti si aggirano per la Piazza Rossa riparandosi da caldo e polvere con ombrelli e fazzoletti alla bocca. «Da anni volevo visitare la cattedrale di San Basilio - racconta Somi, 30 anni, coreana - ora sono qui e non riesco neppure a fotografarla».
Il fumo invade i mezzi pubblici. Si insinua dentro le marshrutke, i caratteristici bus privati. Sale sui tram che percorrono l’Anello dei Boulevard. Scende sotto terra, fin dentro i vagoni della metro.
La proverbiale terpenie che caratterizza l’animo russo, quella paziente accettazione del proprio destino, è in questi giorni messa a dura prova. Con la colonnina di mercurio che non scende sotto i 35°, la vita è diventata impossibile. In una città che da 130 anni non registrava queste temperature, l’aria condizionata è un lusso su cui pochi hanno investito. I centri commerciali e le rive della Moscova sono diventate le uniche oasi dove rifugiarsi. «Se presto non arriverà un temporale - dice Anna, che ha un banco di souvenir al mercato Izmailovo - ci verrà un collasso a tutti».
Quello che strangola Mosca, però, non è semplice fumo: è una vera e propria «nebbia tossica», un cocktail di sostanze nocive. Solo questa settimana, la concentrazione di polveri sottili nell’aria è stata, in alcune zone, venti volte più alta della norma. I giornali hanno ribattezzato la Mosca dell’estate 2010 «Smog City». Radio e tv aggiornano in continuo sulla situazione meteo e ripetono i consigli base per la sopravvivenza: indossare mascherine o fazzoletti bagnati per proteggere le vie respiratorie, bere acqua preferibilmente minerale e limitare le uscite. Sebbene le autorità tendano a minimizzare i rischi da smog, gli esperti avvertono che passare anche solo mezza giornata all’aperto, in questa situazione, è come fumare due pacchetti di sigarette. Ma riuscire a seguire le avvertenze dei medici non è scontato. A Mosca è difficile trovare un vero respiratore antipolvere. Le semplici mascherine non sono sufficienti. «Per comprare un respiratore - racconta Masha, giovane che vive vicino all’università Lomonosov - ho girato una decina di farmacie e tutte mi hanno risposto che devo rivolgermi a un negozio specializzato in materiale edile». Su internet e in radio impazzano le proteste per lo stesso motivo. Se la gran parte dei cittadini è esasperata dal caldo e dalla gestione caotica dell’emergenza da parte del governo, c’è anche chi stringe i denti sorridendo. I chioschi di gelati e kvas (bevanda nazionale) sono presi d’assalto e gli esperti registrano un’impennata nelle vendite. Mosca è abituata a vivere sempre in bilico tra tragico, surreale e assurdo e nessuno crede che si stia avvicinando la fine del mondo.

Piuttosto, è diffusa la speranza che l’estate 2010 costringa il Cremlino a studiare una politica ambientale seria.

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