L«Idolo moderno», donna «accesa» dalla luce in un gioco di raggi acidi, che provengono da un esterno indefinito, che non è altro che locchio dellartista, pronto a fare dellenergia una dea, o più ancora, unidea, impossibile da arrestare nel suo divenire. E «La risata», in cui una figura, se non identica comunque affine, si espande, abbandonandosi alla carnalità dellattimo. In queste opere eseguite da Umberto Boccioni tra 1910 e 1911 risiedono le tante sfaccettature del futurismo tra luce, movimento, aggressività, tensione e, soprattutto, arte, capace di elevare luomo attraverso il pensiero creativo. E unanima colorata che «osi» esporsi. Proprio lazzardo dei suoi esponenti, che concepirono una rivolta culturale profondamente italiana, ma, sin dalle origini, proiettata verso la scena internazionale, è uno dei temi evidenziati dalla mostra «Futurismo Avanguardie - Avanguardie» di Didier Ottinger - con Ester Coen, commissario per la sede italiana - alle Scuderie del Quirinale da oggi al 24 maggio, nellambito delle celebrazioni per il centenario della pubblicazione del Manifesto Futurista sul quotidiano «Le Figaro» il 20 febbraio 1909. Realizzata con Centre Georges Pompidou di Parigi e Tate Modern di Londra, lesposizione mira a evidenziare affinità e contrasti tra il movimento e le avanguardie dellinizio del secolo scorso, facendo dialogare le opere dei futuristi, da Boccioni a Carrà, da Severini a Balla, con Cubismo, Vorticismo, Cubo-futurismo e Sincronismo, tra Picasso, Duchamp, Popova, Picabia, Macdonald-Wright e molti altri. Lenergia rinnova il modo di guardare i soggetti, sacrificando il realismo a una più significativa rilettura dartista.
A salire sulle tele è una pulsione primitiva, allo stesso tempo creativa e distruttiva, in una mediazione cerebrale e passionale, vitale e vitalistica. Tra opportunità e caducità, signore è il tempo che invita a cogliere con «velocità» lesistenza. Così nello stesso dinamismo sono coinvolti «I funerali dellanarchico Galli» di Carrà, la bambina che corre, dileguandosi, di Balla, gli «Stati danimo» di Boccioni. Perché ogni spettatore sia chiamato a «lottare» con le immagini e riconoscere che «sotto la nostra epidermide non serpeggia il bruno - come si legge nel Manifesto della Pittura Futurista - ma che vi splende il giallo, che il rosso vi fiammeggia, e che il verde, lazzurro il violetto vi danzano, voluttuosi e carezzevoli». A illustrare lenergica rivolta, opere di oltre trenta musei e collezioni di tutto il mondo, ma anche appuntamenti ad hoc.
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