L'obiettivo di avvicinare sempre di più le istituzioni europee ai propri cittadini si è fatto più vicino il 23 dicembre scorso quando la Corte di Giustizia dell'Unione europa si è pronunciata a favore di un padre italiano in una controversia internazionale relativa all'affidamento della figlia minore che le era stata sottratta dalla madre slovena e trattenuta in Slovenia.
La posizione italiana è stata pienamente recepita dalla Corte proprio in forza di un Regolamento comunitario che ha istituito uno spazio comune europeo in materia di diritto di famiglia e per il quale sono lieto di essermi battuto con forza qualche anno fa nella mia posizione di vicepresidente della Commissione Europea responsabile delle questioni Giustizia, Libertà e Sicurezza.
Che cosa prevede il Regolamento in questione? Stabilisce, fissando con precisi parametri, la competenza geografica del giudice ed impedisce che un magistrato di un altro Stato possa decidere l'affidamento del minore al coniuge diverso da quello stabilito dal primo giudice.
Ma nel caso del dicembre scorso il risultato ottenuto è tanto più significativo perché è il prodotto del «sistema Italia» che quando si mobilita, è capace di ottenere successi decisivi. La «task force» - costituita su impulso della Farnesina - dai ministeri degli Esteri, Giustizia e Interni e operativa dal maggio scorso, ha reagito superando «antiche farraginosità» e sterili rivalità, attivando immediatamente tutti i canali ufficiali ed informali per favorire una pronta e unitaria reazione.
E non si tratta del primo successo: nell'ottobre scorso siamo riusciti a riportare in Italia due bambine italiane condotte illegalmente dal padre nel 2006 in Perù dove erano rimaste a lungo irreperibili.
Certamente la maggioranza degli esiti positivi di queste vicende che talvolta assumono contorni drammatici paragonabili a veri e propri rapimenti, si devono agli sforzi delle parti di trovare soluzioni ragionevoli. E in queste situazioni spesso viene in soccorso la preziosa opera di mediazione delle Ambasciate e dei Consolati che avviano estenuanti trattative quasi sempre in concorso con le autorità giudiziarie e di polizia del Paese in cui si trovano. Nel 2009 si sono risolti positivamente 70 casi a fronte di 89 casi aperti nello stesso periodo. Purtroppo i casi di sottrazione internazionale seguiti dal ministero degli Esteri hanno avuto negli ultimi anni una crescita esponenziale: dagli 89 nel 1998 siamo arrivati ai 266 al 31 dicembre dell'anno scorso.
Proprio in Europa si è registrato il maggior numero di bambini contesi e alla luce di questo dato preoccupante la sentenza del 23 dicembre potrà divenire un caso giurisprudenziale fondamentale all'interno dell'Unione Europea e concorrere a sbloccare molte situazioni ancora irrisolte.
Lo spazio europeo di giustizia, libertà e sicurezza che deve contenere misure decisive per la protezione dei cittadini si costruisce così con decisioni concrete che ridanno prestigio alla costruzione di una casa comune europea.
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