Il 98 per cento delle italiane porta regolarmente il reggiseno e nella maggior parte dei casi lo sceglie con cura per abbinarlo senza errori ai vestiti sotto cui deve stare. In questo ci battono di stretta misura (78 contro il 76%) solo le francesi, mentre le giapponesi sulla materia sembrano poco ferrate: un esiguo 38% si preoccupa di scegliere il modello giusto, le altre vanno a casaccio e magari commettono peccati mortali come mettere le mutande di colore diverso (leffetto «zebra» è garantito) oppure scegliere tinte che sintravedono dallabito. Per altro in Giappone vive la più alta percentuale di donne che portano il reggiseno perfino per andare a dormire (il 24 rispetto alla media mondiale del 13%) ma anche la più bassa (87 contro il 92%) tra quelle che lo indossano tutti i giorni.
Questi e altri dati interessanti emergono dalla capillare ricerca che Triumph International, colosso dellabbigliamento intimo, ha commissionato a Gfk Group sulluso del reggipetto in Italia rispetto ad altri Paesi industrializzati come Inghilterra, Francia, Germania, Giappone, Cina e Taiwan. Lidea di fondo era capire le relazioni estetiche e funzionali tra la cura del proprio aspetto, il percepito personale e la lingerie analizzando un campione di 12mila donne dai 16 ai 69 anni detà. Ma i risultati ottenuti dai ricercatori permettono di tracciare un ritratto al femminile decisamente lusinghiero per il Bel Paese. Per esempio in termini di occasioni duso quelle professionali sono al primo posto ovunque tranne in Italia dove la media si abbassa dal 97 all89 per cento. Logico quindi pensare che da noi il reggiseno non sia vissuto come qualcosa di rigido e noioso con cui darsi un contegno sul posto di lavoro per poi liberarsene quando comincia la parte divertente della vita.
Infatti LItalia risulta essere lunico tra i Paesi occidentali in cui questo indumento viene utilizzato per i cosiddetti motivi «estrinseci», cioè diversi da quelli per cui è stato creato dalla bustaia Herminie Cadolle che lo presentò allesposizione internazionale di Parigi del 1889 come strumento ideale per «sollevare i caduti, avvicinare i dispersi, rinforzare i deboli e contenere i forti». Lo portiamo sexy per sedurre il partner (19%), più bello del solito quando può essere visto da qualcuno per esempio dal medico oppure in palestra (13%) e siamo contente quando la gente nota il nostro seno (10%) o ci copre di complimenti per laspetto fisico in generale (9%).
Paragonando questi dati con quelli raccolti in Gran Bretagna si può concludere che le inglesi nel gran gioco della seduzione abbiano come direbbe Mourinho «zero tituli». Invece le meno interessate alle apparenze risultano essere le giapponesi e sono sempre loro le meno soddisfatte dellaspetto globalmente inteso, mentre francesi e tedesche dichiarano il più alto tasso di soddisfazione (81%) per quel che vedono nello specchio la mattina. Comunque le italiane sono messe decisamente bene sul fronte cura di sé inteso come depilarsi, truccarsi, usare buoni cosmetici con regolarità e mangiare sano per non ingrassare.
Ma il dato più interessante riguarda limportanza data alla bellezza interiore: molto maggiore in Italia di quanto non sia in Inghilterra e Germania dove la stampa si permette spesso e volentieri di farci inutilmente la morale. «Labbigliamento è un grande indicatore sociale a livello generale, quello intimo riflette latteggiamento fisico e mentale verso la vita» sostengono i manager di Triumph International, azienda globale con oltre 43mila dipendenti nel mondo, fatturato annuo di 2,5 miliardi in franchi svizzeri nel 2007 e più di 40mila punti vendita al dettaglio sparsi in 120 Paesi al mondo. «Il mercato italiano per noi ha unimportanza cruciale anche perché è molto esigente essendo tra i più informati e competenti in fatto di moda» conclude un portavoce dellazienda.
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