Da quando esistono i partiti il mandato parlamentare è esercitato in forma collettiva, la disciplina di gruppo rende possibile al Parlamento di esprimere un governo. Se il voto del deputato fosse affidato esclusivamente alla sua coscienza, il governo parlamentare non sarebbe possibile. La delega di parlamentari ad altri parlamentari è quindi il fondamento del nostro sistema politico. Non era quindi un'eresia la proposta di Berlusconi di affidare dopo il dibattito il voto ai capigruppo lasciando liberi i deputati che non fossero d'accordo di dichiarare il loro voto. Ma è sembrato che questa proposta, motivata dalla necessità nelle presenti circostanze di adeguare i tempi del Parlamento a quelli dell'economia, fosse una ripetizione del famoso discorso sull'«aula sorda e grigia» e sul «bivacco di manipoli». Il presidente della Camera, che aveva appena valorizzato il voto personale obbligando i deputati ad affidare ai servizi di Montecitorio le loro impronte digitali, ha assicurato che non avrebbe tollerato la diminuzione del parlamentare divenuto ora un votante controllato elettronicamente. Gianfranco Fini è divenuto il benemerito dell'opposizione ed Europa, ora unico organo di stampa del Partito democratico, assicura che il leader di Alleanza nazionale è il suo candidato alla presidenza della Repubblica. La cosa è tanto più singolare perché nella sua intervista a El Pais Fini aveva dichiarato che Berlusconi poteva salire facilmente al Quirinale. Chissà perché il Quirinale è diventato oggetto di attenzione quando il presidente Napolitano è vivo e vegeto e nel pieno del percorso del suo mandato. Fini ha anche dichiarato, mostrando una foto di lui subacqueo vicino a uno squalo, che egli non è il delfino di Berlusconi. Squalo, non delfino, l'immagine non è molto rassicurante.
L'imminenza del congresso di fondazione del Pdl rende più nervosi gli aennini che temono di essere inseriti nella kermesse dei gazebo domenicali e di perdere così la qualità di partito dei militanti uniti dalla professione della loro identità. Ma i militanti di An vedono anche aprirsi loro i pascoli verdi dei voti berlusconiani, che essi possono afferrare meglio dei candidati di Forza Italia per la loro abilità del gioco delle preferenze e per la loro disciplina di gruppo particolare.
Berlusconi ha posto il problema di un Parlamento che sia il nesso tra il popolo e il governo e cerca di trovare il modo perché il Parlamento affronti in modo migliore i problemi aperti dalla grande crisi economica, il cui peso ricade sugli Stati nazionali e quindi sui governi. Il governo parlamentare è quello in cui il Parlamento esprime un governo efficace, l'assemblearismo è la negazione del regime parlamentare.
Il problema del governo è tanto più grave in quanto questa maggioranza non ha alternative perché la sinistra non esprime più un volto di governo. Dario Franceschini è la prova vivente di una opposizione che ha cessato di essere volto di governo e lo mostra lanciando ogni giorno una iniziativa che non costituisce una politica ma solo una notizia. L'ultima sortita riguarda l'imposta di solidarietà sui redditi più alti. Altre ne verranno, ogni giorno avrà un Franceschini diverso. Questo è il punto a cui è giunto il Pd: una carambola di giochi artificiali.
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