Un sogno che si avvvera. Quello di Martin Luther King. I cittadini americani hanno deciso che Barack Hussein Obama sarà il primo presidente nero degli Stati Uniti, il primo uomo di colore ad insediarsi alla Casa Bianca. E' un segnale che conferma che l'America sa sempre trovare dentro di sé - soprattutto quando tutto sembra andare per il verso sbagliato - la forza, la determinazione e le motivazioni per scegliere strade nuove, per avviarsi in sentieri inesplorati alla ricerca ancora di un' altra "nuova frontiera".
Figlio di immigrati Obama è figlio di un immigrato keniano e di una donna bianca del Kansas. E' cresciuto tra le Hawaii, dove è nato, e l'Indonesia, ha combattuto per poter crescere in un'America che non gli mai ha regalato niente, ma che gli ha anche dato le possibilità di meritarsi una scalata sociale - dalla Columbia University alla Harvard Law School - che sarebbe molto difficile in qualunque Paese europeo. Il nuovo presidente Usa ha saputo incarnare l'anima profonda degli americani, quella che sa vivere di sogni e traguardi apparentemente irraggiungibili, di cambiamento e di nuove sfide. In lui, gli americani che oggi guardano con paura a un futuro dai contorni indefinibili e carico di presagi negativi, hanno visto un uomo capace di dare nuove speranze e, forse, di indicare una strada diversa da quella difficile e tortuosa che sono costretti a percorrere da qualche tempo.
Obama ha parlato al cuore I paragoni, ancora prematuri, fatti con John Fitzgerald Kennedy si giustificano, in parte, più dal lato emotivo che da quello concreto dei programmi e dei fatti, anche se Obama ha già indicato alcuni cambiamenti strutturali davvero significativi. Ma il punto fondamentale è che Obama ha saputo parlare al cuore dei suoi concittadini, dando loro la sensazione e, forse, la convinzione che un cambiamento non solo è necessario, ma anche possibile.
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