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Così Matrix fa cultura: la parola va agli scrittori

La letteratura sbarca in forze in televisione. E dove non te lo aspetti. L'ammiraglia dell'approfondimento giornalistico di Canale 5 abbandona per una puntata il regno del talk show per lasciare spazio alle parole e alle immagini

Così Matrix fa cultura: 
la parola va agli scrittori

La letteratura sbarca in forze in televisione. E dove non te lo aspetti. «Matrix», l'ammiraglia dell'approfondimento giornalistico di Canale 5, abbandona per una puntata il regno del talk show per lasciare spazio alle parole e alle immagini. Si tratta di un esperimento senza precedenti («Matrix Parole», in onda mercoledì 16 febbraio, alle 23,30): il conduttore, il giornalista Alessio Vinci, consegna il suo pubblico alle parole di tre scrittori, molti diversi tra loro ma uniti dalla forza narrativa.
Sfruttando solo la loro capacità di raccontare, da un leggio al centro dello studio di «Matrix» Donato Carrisi, Dacia Maraini e Luca Doninelli accompagneranno i telespettatori in un viaggio immaginario. Attraverso i loro racconti si andrà da Milano alla Sicilia, passando per Avetrana.
Donato Carrisi, sceneggiatore di fama e autore del best seller «Il suggeritore», farà un'incursione nella sua Puglia, ad Avetrana. La terribile vicenda di Sarah per una volta sarà approfondita in maniera diversa. Con una narrazione tutta personale e densa di emozioni: «"Lo sai? Pare sia scomparsa una ragazza di quindici anni..." Mi venne subito in mente ciò che mi disse una volta un amico carabiniere: 24,36,48. Gli investigatori le chiamano "finestre utili". Non è una scienza esatta questa cabala del mistero, ma le storie si somigliano tutte. La persona sparisce, nessuno sa niente, nessuno ha visto niente. E allora si inizia a contare. Un allontanamento volontario spesso dura al massimo ventiquattro ore. Specie se si tratta di adolescenti: non riescono a resistere senza inviare un sms, e allora è facile individuarli. Due giorni è il margine massimo per risolvere efficacemente un omicidio. Dopo, le prove iniziano a compromettersi e diventa tutto più arduo. In caso di rapimento, le ore diventano 36. Ci vuole un giorno e mezzo perché svaniscano le tracce che i rapitori lasciano inevitabilmente dietro di loro...».
Poi si andrà in Sicilia, a Bagheria, con i ricordi di Dacia Maraini, che sono appunti di vita e immagini di un'Italia che non c'è più: «Al porto abbiamo preso una carrozza che ci avrebbe portati a Bagheria. L'abbiamo caricata di tutti i nostri averi che erano in verità pochissimi, essendo tornati dal Giappone nudi e crudi, con addosso soltanto i vestiti regalati dai militari americani, senza soldi e senza proprietà. La carrozza prese per via Francesco Crispi, via dei Barillai, via Cala di porto Carbone, in mezzo a mozziconi di case buttate giù dalla guerra. Poi porta Felice con le sue due belle torri, il Foro italico, quella che una volta si chiamava Marina, vicino alla piazza Marina vera e propria dove si tenevano le più grandi feste palermitane, ma anche dove si eseguivano le impiccagioni, gli squartamenti. Proseguendo, abbiamo imboccato la strada del mare, piena di curve, ancora non asfaltata, fatta di "balati" nei centri abitati e altrove semplicemente bianca di polvere e di terra...».
E per finire Luca Doninelli ci porterà a visitare la più grande città del nord, Milano, a passeggio tra l'incuria e la bellezza: «Siedo, in via Gabba, su uno di quei "panettoni" di cemento che delimitano i lavori in corso. Non è necessario viaggiare in luoghi esotici per riempire la propria testa di pensieri, di appunti insoliti, di punti interrogativi. Basta guardare meglio quello che crediamo di conoscere. Per me, che non ho mai prenotato un tavolo per l'aperitivo, e se devo prendere un aperitivo scendo al plebeo Pink Bar (con tabacchi) sotto casa mia, passare da una zona alla moda ma non più così di moda a un'altra ancor più alla moda e pensare, a un tempo, alle zone - ce n'è, a Milano, quattro o cinque - che sicuramente soppianteranno quelle di adesso, comincia a farmisi chiaro il contenuto del sospetto che mi aveva spinto, un paio d'ore fa (sono ormai le otto, e tra poco m'infilerò in un bar normale a bere un cappuccino o un marocchino con brioche Deborah o Le Tre Marie), a prendere l'autobus insieme con il popolo del Primo Risveglio cittadino e a farmi quattro passi nella bomboniera di Brera».
Insomma Canale 5 scommette e mette la cultura dentro un format di punta proprio mentre su altri canali c'è Sanremo che, nel bene e nel male, è il massimo del pop. Pagherà?
Alessio Vinci non sembra preoccupato. «In tv - dice - non bisogna mai avere paura di sperimentare e di offrire un prodotto diverso e nuovo.

"Matrix Parole" è un programma dove immagini e testi entrano in armonia con la personalità di grandi scrittori che attraverso la loro lettura riescono a farci scoprire luoghi che crediamo di conoscere bene, ma che invece scopriremo sotto una luce diversa. Anche la mia scelta di non apparire nel programma è dettata dal desiderio di voler lasciare tutto lo spazio alle vere protagoniste del programma: le parole».

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