Così Popolizio «oscura» Wagner

Così Popolizio «oscura» Wagner

Luci e ombre della scena capitolina. Da un lato si applaude al vistoso successo di botteghino (e di critica) del Cyrano interpretato da un magistrale Massimo Popolizio al teatro Argentina. Dall’altro si registra a malincuore il zoppicante debutto del Tannhauser di Richard Wagner all’Opera. Le agenzie rilanciano un’immagine sconfortante: «Nonostante la grande fama del compositore tedesco, platea e palchi semivuoti, proprio come è accaduto qualche settimana fa a Pelleeas et Melisande di Debussy». Per gli esperti si tratterebbe di un limite culturale tipicamente capitolino. Qui da noi non si andrebbe oltre il quartetto composto da Rossini, Verdi, Donizetti e Puccini.
Mentre il Cyrano diretto da Daniele Abbado è già stato applaudito da 13mila persone con la registrazione del tutto esaurito per ogni replica (si andrà avanti fino all’8 novembre), l’opera di Wagner ha avuto un avvio «lento». Secondo molti la causa di questa anomalia (il nome di Wagner è di sicuro richiamo e lo stesso allestimento è di prim’ordine) potrebbe ricercarsi nelle difficoltà di promozione dell’immagine dell’ente lirico, incapace di coinvolgere più ampie fasce di fruitori, italiani e stranieri, con un’accorta e creativa campagna pubblicitaria. Eppure Tannhauser è lavoro che all’Opera in passato è stato fortunato, fin dal suo «esordio» del 1900. Lo si è rivisto diverse altre volte, ma per la gran parte del pubblico romano continua a essere privo di quel richiamo che invece ampiamente merita.
L’edizione di giovedì sera, diretta dal maestro francese Daniel Kawka, per la regia di Filippo Crivelli, ha confermato in pieno tutti gli elementi tipici della drammaturgia wagneriana, primo titolo veramente maturo del grande compositore tedesco. È stato eseguito, in lingua originale, da un cast formato dal mezzo soprano francese Beatrice Uria Monzon, dal soprano austriaco Martina Serafin, il tenore danese Stig Andersen, il baritono inglese Mathias Gorne. Il lavoro ha comunque conquistato i pochi presenti dando così torto agli assenti. Ma il fatto rappresenta comunque un campanello d’allarme.
Nei primi sei mesi del 2009 a livello nazionale la spesa per la lirica è aumentata appena di uno 0.7% mentre per la prosa è salita del 14%.

E se nel prossimo futuro non si troverà un’adeguata strategia promozionale i risultati non potranno che confermare il cattivo andazzo del comparto. Nei primi sei mesi del 2009 Roma si è fatta superare - nella «quota di mercato» - da Milano: 30,7 milioni contro i 32,8 milioni spesi da milanesi.

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