Questo nostro tempo influenzato dalla iattura del relativismo, coltiva il mito della fine dei miti. Tale posizione culturale si sta rivelando unarma contro gli stessi scettici di professione perché, basta guardarsi intorno, a furia di non credere più a nulla si sta finendo con il credere a tutto. Il libro di Andrea Carandini, Roma, il primo giorno (Laterza) già dal titolo marca una chiara posizione (un inizio cè stato, eccome) e si prefigge di trasformare - sulla base di fatti concreti, rilevamenti e scoperte -, la leggenda in storia. La leggenda è quella della fondazione della città di Roma che generalmente gli storici hanno considerato una lenta e anonima formazione. Un atteggiamento, questo, che umilia la complessità delle fonti in un dato francamente un po troppo sociologico.
«Come in tutti i miti del mondo - avverte dal canto suo Carandini -, vi si racconta lorigine di qualcosa che emerge dal nulla; così facendo, la leggenda esprime a un tempo una verità e una finzione. Infatti, la fondazione di Roma è senzaltro un inizio epocale, che ha avuto tuttavia alle sue spalle altri inizi importanti, per cui la città non nasce dal niente». Insomma, se è vero che il Campidoglio è stato abitato stabilmente fin dalla prima metà del II millennio avanti Cristo, è altrettanto vero che arriva un momento, accertabile con una data abbastanza precisa, per cui non è peregrino parlare di fondazione. Cè un momento esatto in cui sul territorio di Roma sistituisce una nuova forma di organizzazione sociale. Questa novità è la nuova era inaugurata da Romolo. «Il 21 aprile di un anno intorno al 750 a.C. - spiega larcheologo - è una data importante, in quanto giorno della cerimonia iniziale, che ha inaugurato culti, riti e istituzioni poste per la prima volta in luoghi pubblici, per svolgere funzioni centrali».
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