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«Così si diventa James Bond in un giorno»

A Londra per qualche ora è possibile vivere con le vere spie inglesi. Si viene dotati di una falsa identità e di un kit per alterare le impronte digitali. C’è anche un aereo telecomandato che fotografa quello che vede mentre vola

da Londra

Chi non ha mai giocato da bambino alle spie alzi la mano. La morte ancora oscura dell’ex agente segreto russo Alexander Litvinenko è forse troppo recente per gettare ombre sul mito immarcescibile di James Bond. I ragazzini di tutte le generazioni avrebbero voluto essere come lui, tutte le ragazzine avrebbero voluto sposare uno come lui.
Adesso il sogno – perlomeno quello dei ragazzini – può diventare realtà, grazie ad una splendida mostra interattiva che rimarrà aperta al Museo delle Scienze di Londra per i prossimi sette mesi. Particolarmente adatta ai bambini tra i cinque e i dodici anni, ma perfetta anche per i genitori che hanno mantenuto un animo da bimbo, The Science of Spying apre, grazie a un approccio insolito, una finestra estremamente interessante sul mondo dello spionaggio. E i visitatori vengono catapultati in questo mondo in prima persona, partecipano direttamente a quella che a chiunque è sempre sembrata un’avventura per pochi eletti. Ma adesso, nella società del Grande Fratello, dove tutti spiano tutti, in un mondo in cui ogni informazione, anche quella più privata, può venire carpita, le tecniche dello spionaggio sono divenute più che mai attuali.
La mostra londinese tenta di spiegare in maniera semplice e diretta quali supporti tecnologici fondamentali abbia fornito la scienza alle spie moderne. E lo fa nel modo migliore, offrendo ai piccoli ospiti la possibilità di diventare – almeno per qualche ora – delle spie loro stessi, con tanto di falsa identità e addestramento speciale. Un’esperienza indimenticabile, ma anche una grande opportunità di conoscenza che passa attraverso l’allegria di un gioco da bambini. Chi si aspetta di vedere le solite «memorabilia» delle spie dei tempi passati, non varchi nemmeno l’ingresso del museo. In the Science of Spying non c’è posto per il kimono di Mata Hari con tutto il rispetto parlando. Qui James Bond può avere anche soltanto 5 anni ed essere molto più sofisticato del protagonista di tanti film di successo. Può conoscere i sistemi di comunicazione in codice più innovativi e vedere da vicino come funziona un aeroplano radiocomandato non più grande di un aquilone, in grado di volare per 15 miglia raccogliendo al tempo stesso informazioni e fotografie dei luoghi che sorvola. Può sperimentare come cambiare la propria identità utilizzando uno scanner biometrico o alterare le proprie impronte digitali con il solo aiuto di una caramella gommosa. Ma The Science of Spying non si limita a proporre al pubblico un allettante catalogo di meraviglie tecnologiche applicate allo spionaggio. La caratteristica che la rende unica nel suo genere è un’altra. Questa mostra trasporta per una breve parentesi i suoi visitatori in una dimensione parallela per poi offrire loro molteplici chiavi di lettura, adatte a grandi e piccini. Si può unirsi ai servizi segreti britannici e giocare semplicemente alle spie, ma si può proseguire nel proprio viaggio tentando di capire come questo mondo funziona davvero, quali sono i problemi da affrontare e quali le opzioni da scegliere per risolverli. I più piccolini potranno accontentarsi del gioco, tramando nell’ombra nella speranza di non venire mai scoperti.
Ai più grandicelli e ai loro genitori, invece, viene offerta l’opportunità di fermarsi anche a riflettere. Per chiedersi quando «spiare» sia veramente giustificato e a chi può essere consentito di fare uso di tutte le moderne diavolerie di cui la scienza moderna ci ha oggi dotato. Ma soprattutto, l’allestimento londinese pone la domanda principale su «chi» viene spiato e perché.

Invitando tutti a chiedersi quando sia legittimo frugare nel bidone della spazzatura senza che diventi una semplice violazione della privacy fine a se stessa.

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