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Così Valentino ha vissuto la sua vigilia mondiale

SepangUna vigilia come tante, almeno come altre nove, perché in quattordici anni di motomondiale Valentino Rossi ha già vinto otto titoli e uno lo ha perso, nel 2006, senza capire ancora oggi perché. «Fortunatamente - commenta sereno -, nella mia carriera ho già passato tanti momenti come questo e non sono particolarmente agitato». La verità è che non lo è per niente, anche se giovedì, nella conferenza stampa della vigilia era parso più nervoso del solito. Solo un’impressione, perché dal momento in cui è salito in moto, Valentino non ha mai perso nemmeno per un attimo la sua grande tranquillità. Neppure venerdì, quando dopo le prime libere Jorge Lorenzo, il compagno di squadra e rivale in classifica generale, era primo e lui quarto, staccato di quasi sette decimi su una delle sue piste preferite. «La posizione non è buona, ma la differenza è decisamente inferiore a quello che dice la classifica: non sono particolarmente preoccupato» aveva commentato come se niente fosse.
Il resto della giornata era proseguito come al solito, come se il Gp della Malesia fosse una gara come tante e non quella decisiva per l’assegnazione del titolo. Prima la riunione tecnica con la squadra, poi l’incontro con i giornalisti, quindi il tradizionale appuntamento con la «Safety Commission», la commissione sicurezza che discute su come migliorare la tutela dei piloti. Quando il paddock era già deserto, ecco il massaggio con uno dei fisioterapisti della Clinica Mobile, quindi la cena al ristorante dell’albergo a pochi chilometri dal circuito. «È un bene essere venuti in Malesia direttamente dall’Australia - aveva osservato alla vigilia -, perché così è più facile mantenere la concentrazione. Con 38 punti di vantaggio, l’obiettivo primario è conquistare il titolo: per riuscirci basta un quarto posto, ma su una pista così bella, dove sono sempre andato così forte, non ci si può certo accontentare di un piazzamento».
Non lo ha mai fatto nella sua carriera, tanto che ben sei mondiali sono arrivati con anche la vittoria del Gp decisivo: mancano all’appello soltanto il primo, quello del 1997 in 125, quando arrivò terzo in Repubblica Ceca, e il settimo, quello del 2005, proprio a Sepang, quando dovette, suo malgrado, accontentarsi del secondo posto alle spalle di Loris Capirossi. «Quella del ’97 è stata sicuramente la più difficile, perché si sente l’emozione di diventare per la prima volta campione del mondo. Ma spesso, le gare che mi hanno dato il titolo sono coincise con grandi prestazioni, specie se mi sono trovato a lottare con il mio avversario diretto, come accadde nel 2004 a Phillip Island contro Sete Gibernau».
Come sempre accade nelle occasioni importanti, sabato dall’Italia lo hanno raggiunto gli amici più cari, una ventina di persone che hanno brindato a una pole stratosferica (Lorenzo 2°, Pedrosa 3°, Stoner 4°).

Tutti sereni, tutti tranquilli, ma con una carica speciale. Perché, come dice Rossi, «in fondo, a certe emozioni non ti abitui mai».
In tv: alle 8 su Italia 1 e Premium la MotoGp. Replica delle classi su Italia 1 dalle 10,15. MotoGp alle 14.

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