(...) È infatti da metà settembre - cioè da quando ho intuito che Bellucci non sarebbe stato più lui, Fornaroli era una piuma e Bonazzoli un ex - che vado scrivendo e dicendo solingo in tivù: Mazzarri, occhio a Marilungo! Peccato che si sia sciupato l'intero girone d'andata, ramo offesa a livello di campionato, in attesa del grandioso colpo riparatorio di Marotta (Pazzini), col pericolo - per fortuna sventato - di intristire Fantantonio. E per contro: ogniqualvolta l'arbitro le assegna un angolo a favore, istintivamente temo che la Sampdoria sciaguratamente si consegni al contropiede avversario. Tanto più che, fatti salvi Campagnaro e (parzialmente) Accardi, i difensori della Sampdoria rappresentano il massimo dell'approssimazione calcistica attualmente reperibile su piazza. Un settore da rifare senza «se» e senza «ma».
Ma insomma pazienza. Gagliardamente affondando in Coppa la corazzata interista del «Number Zero» e guadagnandosi l'accesso alla prestigiosa finale di Coppa Italia, la squadra di Mazzarri ha saputo infatti dimostrarsi degna del maestoso seguito popolare che più non s'era riscontrato dai tempi della Sampd'oro «copetera» di Vujadin Boskov e Paolo Mantovani. E tenuto conto delle tossine di San Siro nelle gambe, contro un signor avversario come il Cagliari di Allegri la Sampdoria dell'irriducibile Mazzarri ha generosamente fatto il possibile ed è anzi andata oltre le speranze. Ma il fumantino tecnico toscano non può esimersi oltre dal tentar di risolvere il lancinante problema di una difesa che schierata «a tre» non riesce ad offrire sufficienti garanzie di tenuta e men che meno ne offrirebbe nella finale di Coppa al cospetto del temibile attacco laziale. Per l'ennesima volta ricordo infatti che Padalino, notoriamente carente in copertura (soprattutto se impiegato su 80 metri dell'intera fascia destra), sa essere devastante sui 40 metri finali, come ha dimostrato contro il Cagliari fornendo dal fondo assist al bacio per Marilungo e Cassano. E poiché identico discorso calza a pennello per Pieri sulla corsia di sinistra, sarebbe gran cosa per l'economia della squadra se entrambi potessero rispettivamente interagire al largo con Campagnaro e Accardi, a maggiore garanzia della difesa e maggior gloria per l'attacco. Dopodiché, in ordine al conseguente salvifico «4-4-2» centralmente imperniato sulla «polpa» di Palombo e Franceschini, la parola a Mazzarri.
Quanto al Genoa, che ha sfortunatamente ritrovato nella Fiorentina priva di Mutu, Santana e Felipe Melo un concorrente più agguerrito del previsto in chiave Champions, quale migliore occasione del derby di tutte le emozioni per misurarsi nella speranza di non ritrovarsi scarso? La parola a Gasperini.
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