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Cose da Juve E Del Piero svegliò Zac

«Non ricordo partite perse nel primo tempo». Parole e pensiero di Zaccheroni Alberto, erede di Ferrara Ciro, a sua volta successore di Ranieri Claudio e, per risalire, di Deschamps Didier. Alla Juventus non esisterebbero problemi se le partite durassero alcuni minuti e non novanta. Ma chi ha inventato il calcio e lo ha, poi, regolamentato, prevedeva che il gioco non si fermasse al primo tempo, altrimenti, tanto per dire, il Milan avrebbe una Champions in più in bacheca.
Zaccheroni è uno di quei mille allenatori veramente professionali, preparati, che tutto sanno di velocità di esecuzione, di intensità, di pressione, di condizione atletica, di profondità e di aggressione degli spazi, ma davanti a una cosa normalissima, solare, tipo un infortunio e un cambio in corsa, smarriscono la scienza e restano nudi al centro del bar. Zaccheroni non si era accorto che Marchisio era da mutua, così come Ranieri non aveva capito che Menez rischiava, due settimane fa, di saltare il derby per un’ammonizione doppia che lo avrebbe portato a sicura espulsione. Ranieri stava per fare uscire dal campo Totti ma il capitano lo avvertì: «Guarda che l’arbitro lo manda fuori, cambia lui», Menez uscì per essere utilizzato in modo decisivo, una settimana dopo, al posto di Totti nella sfida con la Lazio.
A Torino le cose sono andate un po’ diversamente non nella sostanza ma nella forma, perché Del Piero, già richiamato in panchina da Zaccheroni, ha spedito all’allenatore qualche invito dettagliato, di quelli che non hanno bisogno di spiegazioni e che le telecamere decodificano tra labiale ed espressione del viso e degli occhi. In breve: Del Piero ha svegliato Zaccheroni concentrato sul modulo e sulle ripartenze, ma che non si era avveduto del fatto, l’infortunio di Marchisio appunto, continuando a chiedere al capitano di fare in fretta ad abbandonare il campo.
Accadono queste cose sulla panchina bianconera dove molti parlano e pochi pensano, dove, ad esempio, la sera di San Siro, nella partita con l’Inter, uno dei rappresentanti juventini fu mandato letteralmente a quel paese, con tono e modo volgare secondo usi e costumi, da Amauri che tardava a vestirsi da gara e a entrare in campo.
Accadono queste cose perché non esiste il capo, colui il quale abbia la personalità e ricevuto il potere di imporre la disciplina, consentendo qualunque cosa ai calciatori, dentro e fuori dal campo, così come lascia che il bronx dei tifosi continui a vomitare insulti contro la proprietà e i dirigenti tutti, pur corresponsabili dell’annata balorda, lascia che gli stessi ultrà possano inscenare moti di piazza e aggredire i giocatori.
La Juventus di oggi è questa, una commedia buffa, un gruppo miope e ignorante (nel senso che ignora, non sa, così qualcuno si calma nella lettura), con il progetto di un nuovo allenatore che nulla potrà cambiare se non cambiano l’ambiente e le abitudini di chi lo frequenta.


Del Piero ieri ha provato a dare una sveglia a Zaccheroni che era forse distratto dal fatto che la squadra stesse vincendo anche nel secondo tempo o, forse, concentrato su quello di cui tra un mese dovrà occuparsi. D’altro.

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