da Roma
«Voi siete coerenti, chi è buffone è il presidente del Consiglio che dovrebbe essere qui con voi, che approva una manifestazione giusta mentre contemporaneamente riceve Bush. Le buffonate di Prodi mi rivoltano lo stomaco». Per Francesco Cossiga l’occasione era troppo ghiotta. Nemmeno all’ex presidente della Repubblica capita tutti i giorni di riuscire contemporaneamente a dire la sua sui rapporti italo-statunitensi, versare sale nelle ferite dell’incerto bipolarismo italiano e lodare chi dopo trent’anni continua a scrivere il suo cognome con la K.
Lo show in occasione della visita di George Bush era annunciato. E le attese non sono state deluse. In mattinata, dalle finestre in stile ottocentesco della sua abitazione nel quartiere Prati sono spuntate quattro bandiere. Nell’ordine: le stelle e strisce Usa, i quattro mori della Sardegna, il tricolore italiano e l’Union Jack del Regno Unito. Poi si è affacciato dalla finestra dove era esposta quella Usa facendo il segno della vittoria alla maniera di Winston Churchill. Non contento, ha annunciato una visita a Piazza del Popolo, dove era in corso il sit-in contro la visita del presidente nordamericano. Una passeggiata per un gelato al limone nello storico Bar Rosati, munito di bandierina Usa, in mezzo ai vessilli di Rifondazione comunista, Pdci e Verdi. Ma non per provocare i leader della sinistra radicale-ufficiale, come ha subito messo in chiaro. L’obiettivo era «manifestare contro quel buffone di Prodi che mentre riceve il presidente Bush permette che suoi sottosegretari sfilino in piazza contro il presidente Usa». Gesto clamoroso, ma forse un po’ troppo sofisticato. Come dimostra la contestazione di alcuni giovani del Prc che gli hanno indirizzato dei «Vattene a casa» e «Vergogna». Poca cosa per l’ex picconatore che ha risposto cristianamente «inchinandosi» alla loro coerenza, senza muoversi di un millimetro dal suo filoatlantismo. Il problema è solo la coerenza di Prodi. Anche sul Medioriente, ha spiegato tirando fuori una bandierina israeliana. «Solo un cattolico di sagrestia come Prodi può essere fermo ancora agli ebrei decidi». Sempre pensando al premier, Cossiga, che è stato il ministro degli interni negli anni di piombo, si è detto «preoccupato» per i disordini che nel frattempo erano iniziati nei pressi di Piazza Navona. Preoccupato non tanto per l’ordine pubblico. «Dopo tutto - ha osservato - quelli che manifestano sono stati e sono elettori della del governo Prodi. Non vorrei che Prodi, come ha fatto con il generale Speciale, destituisse il capo della Polizia. Ma Amato non glielo permetterebbe».
La questione della maggioranza divisa tra le ragioni della piazza e quelle della diplomazia, è stata anche ieri al centro delle critiche del centrodestra. «Non si era mai visto lo spettacolo di un governo che da una parte accoglie il presidente degli Usa e dall’altra scende in piazza per contestarlo», ha osservato il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi secondo il quale così «si trascina nel disonore e nel ridicolo l’intero paese». Ed è anche il segno, ha aggiunto il vicecoordinatore azzurro Fabrizio Cicchitto, della «inesistenza minimale dei profondamente della politica estera del governo». A chiedere al premier di prendere le distanze dal corteo anche l’Udc Francesco Pionati e il presidente degli eurodeputati Fi Antonio Tajani.Ma per il governo l’incidente è quasi chiuso e sulla questione è calato il silenzio della maggioranza.
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