
da Venezia
Penultimo film italiano in concorso alla 82a Mostra di Venezia, Elisa di Leonardo Di Costanzo, testimonia ancora una volta il percorso originale di ricerca, di un regista nato con i documentari che ha poi esordito con la sua prima opera di finzione, L'intervallo, sempre qui al Lido di Venezia nella sezione Orizzonti nel 2012. In questo nuovo film, con protagonista assoluta una strepitosa, Barbara Ronchi, Di Costanzo prosegue il discorso iniziato con lo splendido e carcerario Ariaferma di 4 anni fa, anzi di più "in un certo senso dice ne rappresenta una continuazione. Se Ariaferma era un film sulle relazioni in carcere, questo è invece la storia di una donna che ha compiuto un atto di estrema violenza".
Elisa (Barbara Ronchi) ha 35 anni ed è in carcere in Svizzera da dieci, condannata per avere ucciso la sorella e averne bruciato il cadavere, senza motivi apparenti. Sostiene di ricordare poco del delitto, come se avesse alzato un velo di silenzio tra sé e il passato. Ma quando decide di incontrare il criminologo Alaoui (il francese Roschdy Zem) e partecipare alle sue ricerche, in un dialogo teso e inesorabile i ricordi iniziano a prendere forma, e nell'accettare fino in fondo la sua colpa Elisa intravede, forse, il primo passo di una possibile redenzione.
Di Costanzo predilige la ricerca documentaristica e infatti il film, prodotto da Tempesta/Carlo Cresto-dina con Rai Cinema e da oggi nelle sale in due versioni, quella originale in italiano e in
francese con i sottotitoli e quella doppiata, si ispira agli studi dei criminologi Adolfo Ceretti e Lorenzo Natali che, dice il regista, "da anni conducono ricerche su crimini commessi da persone apparentemente insospettabili".