Costretti a pane e cicoria per far studiare i figli a Londra

Egregio Paolo Granzotto, ho letto dell’«innamoramento» per il terrorista Bambi da parte della sinistra e mi sono convinto che certa sinistra non solo sia innamorata del Bambi, ma pensa che i lettori, qualunque sia il loro collocamento politico, siano dei bamba, ché tale mi sono sentito (e ne sono ancora risentito) quando capitatomi fra le mani un rotocalco allegato a un noto quotidiano del Nord mi è toccato di leggere, firmato da una nota giornalista, quanto appresso: «Dobbiamo convivere con il terrorismo: non possiamo farci prendere dal panico: cerco di non pensare ai pericoli che corrono due figlie ancora piccole spedite in collegio in Inghilterra - a costo di sacrifici economici e sentimentali - perché cosí richiedono la società, la scuola, il modello sociale cui cerchiamo di farle approdare». Ovviamente nessun aggettivo di riferimento al lemma terrorismo: non sarebbe stato politicamente corretto.
Posso capire i sacrifici sentimentali della signora in questione, quanto a quelli economici al solo leggerlo mi sono venuti, dalla rabbia, i crampi allo stomaco, perché si tratta della moglie di un noto parlamentare e se fanno «sacrifici» loro il modesto lavoratore da mille euro al mese leggendo tali confidenze, non richieste, che cosa deve pensare, visto che manco ha i mezzi per «spedire» i figli, non dico all’università più vicina al posto di lavoro, ma manco alla scuola superiore?
Quanto poi alle richieste di società, scuola e modello sociale, a quali si riferirà la signora? A quelle della sinistra al caviale? Non faccio nomi, perché so che fra cocchieri non ci si dà frustate, ma quando le frustate di certi cocchieri le ricevono i lettori, be’ c’è di che indignarsene e sommamente.
Va così, caro D’Amico. Fino a ieri i poveri erano poveri, sventurati privi dei mezzi per vivere se non stentatamente. Poi povero è diventato colui che ha un reddito inferiore a 1.700 euro (la così detta «soglia di povertà soggettiva») e infine è stata inventata, nel preciso intento di dar addosso a Berlusconi, la «povertà percepita».
Metta che io m’incapricciassi di una Aston Martin da 400mila eurucci. Ma che al momento non disponessi di quella cifra a meno di non di vendere le due Ferrari che ho in garage. L’alternativa - o le Ferrari o l’Aston Martin - è di quelle che inducono a «percepirsi» poveri nel senso che s’io fossi non-povero, cioè ricco, non sarei stato lì a far di conti, ma avrei acquistato l’automobile inglese soldi sull’unghia. Insomma, la percezione di essere povero non ha niente a che fare con la povertà.
Però siccome il popolo bue si fa facilmente soggiogare dalle parole e la parola «povertà» la capiscono tutti («percepita» un po’ meno), si fa presto ad affermare che il Cavaliere ha ridotto questo Paese a riva del Gange, affollata di morti di fame. Aedo della povertà generalizzata è Enzo Biagi, padre spirituale della setta dei piagnoni e autore delle note litanie: «Non ci sono i soldi per arrivare alla fine del mese» e «Le mamme non hanno i soldi per comperare il latte ai loro bambini». Ora poi che s’avvicina settembre e come suole ricordare Biagi c’è la rata del riscaldamento da pagare, saranno dolori.
Così come ogni devoto seguace della setta dei piagnoni, la bella e simpatica giornalista alla quale lei fa riferimento, caro D’Amico - e che si chiama Barbara Palombelli - piange miseria. Piange miseria in quanto, sebbene maritata al bello e simpatico Francesco Rutelli che da europarlamentare porta a casa una mesata sui 20-25mila euro ed essendo ella stessa collaboratrice non certo a titolo grazioso di diverse testate giornalistiche, le tocca fare dei sacrifici, pane e cicoria e via andare, per pagare gli studi a Londra dei propri rampolli. Fare sacrifici ovvero, più semplicemente, operare delle scelte è segno di povertà? Sissignori.
Perché il non-povero, il nababbo, non rinuncia a niente: quel che gli va, compera. Chi nababbo non è (e quindi chi è pezzente, mezze misure non se ne danno), non ha, ahilui, alternative. Ritenendo inconcepibile far studiare i figli ai Parioli - poveri sì ma con dignità, perbacco - Barbara Palombelli si vede dunque obbligata a iscriverli in una scuola di Kensington, le uniche che ritiene «giuste».
Però fra retta, soggiorno, biglietti aerei, varie ed eventuali si tratta di cacciare una bella sommetta, faccenda che a suo dire la costringe a fare sacrifici, ovvero economie. Non credo che dovrà privarsi del necessario, il famoso latte o il riscaldamento per via della rata di settembre. Però a qualcosa, ella afferma, deve rinunciare. E questo basta per sentirsi e proclamarsi biagianescamente po-ve-ra. Di più: povera per colpa di Berlusconi, ché quando c’era Prodi si navigava nella grascia, si spendeva e si spandeva, i bimbi d’Italia andavano a Londra senza tante storie, non c’era povertà né «soggettiva» né «percepita» e tutti, anche Barbara Palombelli, anche Enzo Biagi, si sentivano dei Ricucci.
Paolo Granzotto

Ps: I crucci della signora Palombelli meritano, giustamente, la nostra attenzione. Ma la merita assai di più la IX sura del Corano che ancora una volta qui ripropongo: «Annuncia a coloro che non credono un doloroso castigo. Quando siano trascorsi i mesi sacri, uccidete questi associatori ovunque li incontriate.

Catturateli, assediateli e tendete loro agguati».

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