Covatta, il Monopoli fra bianchi e neri

Matteo Failla

Da qualche anno ormai Milano non è più la città d’un tempo, quella che d’estate chiudeva i battenti lasciando i milanesi rimasti a casa in preda allo “sconforto del nulla succede né si muove”: le rassegne e gli eventi si susseguono con maggior frequenza, e così nell’area dell’Idroscalo prosegue a gonfie vele la nuova stagione di Idroscalo in festa, un progetto culturale sostenuto dalla Provincia di Milano che ha l’obbiettivo di riportare in questo spazio “dal gusto di mare” artisti e musica.
Questa sera toccherà a Giobbe Covatta salire sul palco allestito nello spazio Tribune, con il suo nuovo spettacolo Melanina e Varechina, una partita a Monopoli che mette a confronto due mondi diversi: quello dei neri (melanina) e quello dei bianchi (varechina).
Già, perché tutto nasce da una domanda che Covatta più volte si è posto: una partita a Monopoli è uguale in tutto il mondo? Nello spettacolo di Giobbe no; le regole sono diverse, diversi gli imprevisti e le probabilità, almeno quanto diversi sono i giocatori del mondo occidentale e del continente africano.
Ormai tutti conoscono l’impegno di Covatta, in prima persona, nei luoghi dimenticati dell’Africa, dove sopravvivere è tutt’altro che divertente. Eppure questo comico, quando si trova immerso in quelle situazioni di povertà, di mancanza di cibo, di medicinali e d’acqua sorride, gioca, scherza, fa divertire i bambini che gli stanno intorno: perché per Giobbe non conta solo portare aiuti materiali a quelle popolazioni, ma occorre essere solidali anche in altri modi: ed il suo pare essere uno di quelli tra i più completi: cibo, medicine e spensieratezza.
Non solo, il metodo che utilizza nell’ occuparsi dei problemi del terzo mondo ha anche il pregio di esercitare una forte presa sul pubblico occidentale: ridendo dei drammi, spesso, si invita con maggior forza alla riflessione (Benigni docet).
Nel suo “Melanina e Varechina” Covatta prende in considerazione la vita di due bambini, uno bianco e uno nero, proponendo un gioco che illustra il percorso di crescita di due vite così diverse.

E alle sue spalle, alle fine dello spettacolo, scorrono immagini di bimbi africani, mentre viene letta la dichiarazione dei diritti umani.

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