da Milano
Dice una voce a Napoli che, di fronte alla roboante richiesta, negli uffici milanesi di una nota compagnia assicurativa siano saltati sulle sedie. E, soprattutto, che abbiano preso tempo. Perché non è cosa di tutti i giorni vedersi presentare una domanda di copertura a sette zeri. Massimale stimato, circa 40 milioni di euro. E poi quel cliente, un po «più cliente» degli altri: Clemente Mastella.
Così, a tre anni di distanza dal collasso finanziario, il curatore fallimentare della «società sportiva calcio Napoli spa» presenta il conto al ministro della Giustizia, già membro - anche se, come lo stesso guardasigilli si affrettò a dire, «solo perché sono un tifoso illustre» - del cda del club partenopeo, allepoca sommerso dai debiti fino al collo e oltre. Col rischio, per il segretario dellUdeur, di dover mettere mano al portafogli. Il proprio.
Un «controfilotto» dellimpietosa macchina giudiziaria. Non fosse bastato lavviso di garanzia recapitato lo scorso febbraio dalla procura di Napoli allUomo di Ceppaloni (reato ipotizzato, la bancarotta fraudolenta), nelle stesse settimane il responsabile della curatela - lavvocato Nicola Rascio - faceva di conto, notificando i numerosi atti di citazione che quantificavano il disavanzo fallimentare, e che costituiscono il primo passo di una battaglia legale in cui lultima parola spetterà al tribunale campano. Ma è in buona compagnia, Mastella. Per «racimolare» quei 40 milioni, infatti, sono chiamati in causa anche gli altri consiglieri damministrazione del Napoli che non cè più: dal cda di Salvatore Naldi, a quello di Giorgio Corbelli (allepoca, presidente della società). Dunque, lad Corrado Ferlaino, Dario Baldoni, lex presidente della Corte Costituzionale Antonio Baldassarre, Sandro Ferraro, Paolo Francia, Gerardo Pelosi e lavvocato Andrea Abbamonte.
Questultimo, tra laltro, assessore alle Risorse umane e ai Rapporti con le autonomie locali e i piccoli comuni della Regione Campania nella seconda giunta Bassolino, nonché capolista dellUdeur alle elezioni amministrative del maggio 2006. «Responsabili - si legge nelle 42 pagine dellatto di citazione - della malaccorta e inadeguata gestione imprenditoriale degli ultimi anni, sempre connotata da approssimazione, gravi errori e assenza di progettualità, irresponsabile e infruttuosa dissipazione di risorse».
Non pochi soldi davvero, anche a dividersi le spese. Ed è pur vero che sarà il giudice a stabilire la distribuzione degli oneri di risarcimento, ma il punto è che quel denaro - se lo sancirà una sentenza - dovrà arrivare. E, come scrive il curatore fallimentare, è evidente la responsabilità anche di quanti furono «conniventi o quantomeno inadempienti ai doveri di vigilanza e soprattutto di intervento». «Palese, ad esempio, il totale disinteresse» del consigliere Clemente Mastella, «presente solo in due riunioni del Consiglio di amministrazione», e «mai presente alle assemblee sociali». Dunque, avrà pensato il ministro di Grazia e Giustizia, meglio mettere le mani avanti e sfruttare i benefici della propria polizza. Ma proprio tra le pieghe di quel contratto potrebbe affondare il salvagente del guardasigilli.
È ancora tutto da vedere, infatti, se la compagnia assicurativa sia davvero disposta a riconoscergli un risarcimento tanto oneroso e oltretutto non esplicitamente previsto dagli accordi.
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