La Liga rischia il crac. Il calcio spagnolo ha accumulato molti debiti nelle ultimi stagioni e con l’approdo del fair-play finanziario potrebbe rischiare anche in Europa. Quello che gli spagnoli chiamano il «miglior campionato del mondo», cioè il loro, è nei guai. Finanziari. È sull’orlo della bancarotta, sommerso da circa 4 miliardi di debiti, quattromila milioni di euro avverte Marca, il più letto dei quotidiani sportivi del Paese. «L'estate sarà calda», scrive. La realtà - dietro i trasferimenti astronomici di «galattici», gli stipendi stratosferici delle star, da Messi a Cristiano Ronaldo - è in effetti preoccupante. Almeno 21 società di Prima e Seconda Divisione hanno già fatto ricorso alla «Ley Concursal», la legge che consente di sospendere o dilazionare il pagamento dei debiti senza essere dichiarati in bancarotta formale. Cosi i club vanno avanti senza che la Federcalcio possa punirli con retrocessioni o perdita di punti. Oltre 300 giocatori hanno già denunciato insolvenze da parte dei loro club nel massimo campionato di Liga o in Seconda Divisione. E il loro sindacato minaccia lo sciopero generale e il blocco del prossimo campionato se prima non sarà garantito il pagamento degli arretrati. Una richiesta che la Lega spagnola (Lfp) ritiene «irrealizzabile» scrive Marca, secondo il quale ormai «lo sciopero è una opzione reale, ed i club lo sanno».
Praticamente solo i due grandi, Barcellona e Real Madrid, riescono a gestire l'enorme debito accumulato - poco meno di un miliardo - con introiti annuali superiori. Solo con i diritti tv incassano 600 milioni di euro, la metà di quanto va a tutte le società di Liga. Gli altri, a parte quelli che hanno avuto la fortuna di essere rilevati da sceicchi arabi o da investitori stranieri, come il Malaga - che sotto la guida del cileno Manuel Pellegrini sta facendo una campagna acquisti senza complessi e punta a essere fra i grandi la prossima stagione - o il Getafe, annaspano.
Fra quelli che già hanno fatto appello alla «Ley Concursal» - rileva Marca - ci sono club del calibro di Saragozza, Rayo Vallecano, Hercules, Betis, Cadice, Granada, Maiorca, Recreativo, Xerez, Cordoba. L’applicazione della legge potrebbe far perdere ai calciatori il 50% degli stipendi arretrati. Il rubinetto degli aiuti pubblici, dei Comuni, che finora è servito a tappare alcune falle, ora è chiuso, la crisi ha prosciugato le casse degli enti locali.
Dietro le cifre mirabolanti sparate in questi giorni per i possibili nuovi trasferimenti eccellenti - 50 milioni per Sanchez al Barça o 40 per Fabregas - c’è ora la realtà degli stipendi dimezzati ai calciatori nelle squadre più piccole. «A giocatori che prendevano 500mila euro all’anno ora si propone la metà - spiega Marca - e nella Seconda Divisione si prendono giocatori per 90mila euro all'anno». I club della Spagna campione del mondo, avverte il quotidiano, devono «cambiare modello» prima che nel 2012 scattino le nuove norme Uefa del «fair play» finanziario: ma «prima ci sarà una estate molto calda».
Ma la crisi che sta colpendo il calcio non risparmia altre discipline «nobili» in Spagna. Situazioni critiche si registrano anche nel basket, con Estudiantes, Joventut, Minorca, Valladolid e Granada che hanno sospeso i pagamenti e con l’Alicante a un passo dalla definitiva scomparsa.
Non è tutto: nel ciclismo, infatti, sono sempre di meno le prove inserite nel
calendario professionistico e nella pallamano la crisi sta investendo persino la Ciudad Real, uno dei club più prestigiosi. Non va meglio nel volley, dove secondo Marca solo cinque squadre si sono iscritte ai campionati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.