CRACKING ART Rompe, ricicla e... diverte

CRACKING ART Rompe, ricicla e... diverte

Leonardo da Vinci ha il capo coronato da una coloratissima composizione di flora e fauna, che strizzerà anche l'occhio alle grottesche dell'Arcimboldo, ma che, innanzitutto gli procura una forte Emicrania. Un barboncino si è affrancato dalla schiavitù della sua griffata padrona, che lo costringeva prigioniero nella borsetta durante lo shopping. Ora il quadrupede campeggia, in versione gigante, al centro della scena mentre, a rendergli omaggio, si avvicina un esercito pacifico e fluorescente di pinguini, orsi, coccodrilli e delfini. Così vispi e in forma sembrano appena sbarcati dall'Arca di Noè, ma non ancora del tutto salvi dal moderno diluvio dei numerosi rischi ambientali che minacciano il pianeta. Ecco alcune forme del più dissacrante e divertito elogio della plastica, la materia prima con cui si forgiano le opere di Cracking art, da ieri esposte alla Fondazione Mazzotta e dal 20 settembre anche alla galleria Glauco Cavaciuti. Si dice «arte di rottura», ma si legge emozione e riflessione. L'opera di questo pugno di artisti che, da Biella, si è dato un manifesto artistico fin dal 1993 e che posa per le foto di rito in rigorosa camicia stile hawaiano è tutt'altro che disimpegnata: non esistono né arte né vita senza una natura integra è il primo comandamento a cui risponde l'estro di Omar Ronda, William Sweetlove, Renzo Nucara, Marco Veronese, Alex Angi, Carlo Rizzetti e Kicco. Se il petrolio, inteso greggio, è la materia naturale per eccellenza, ma anche un potenziale nemico dell'ambiente, il consapevole utilizzo dei suoi infiniti derivati, fra cui la plastica appunto, deve essere la missione di ogni uomo moderno. Da questo inchino alla natura nasce l'impegno di Cracking art: ci sono i «Frozen» di Ronda, icone del nostro tempo, come Marilyn, Einstein o Superman, congelate e incorniciate nel vetro da una sapiente lavorazione dei polimeri. Veronese invece, con la serie «Contaminazioni», ha scomposto alcuni capolavori del passato per farne un collage con decorazioni di silicone. Le installazioni dei «cracker» hanno fatto il giro del Paese con il risultato di far riflettere i grandi, stimolandone il senso ecologista e divertire i piccoli, avvicinandoli all'arte: quando dall'Arengario si levò nel cielo di Milano - era il 1996 - uno «stormo» di delfini lo stupore del pubblico fu pari solo a quella volta che, alla Biennale del 2001, un gruppo di tartarughe dorate cominciò a deambulare per Venezia. Oggi i «crackers» sono tornati ad invadere la città con installazioni anche in piazza della Scala, Foro Buonaparte e Corso Buenos Aires. L'appeal di Cracking art ha reso la produzione molto apprezzata anche all'estero: presto Ronda&Co saranno di nuovo negli Usa, nel frattempo si «accontentano» di arredare qualche appartamento vip dato che le quotazioni per aggiudicarsi un pinguino da salotto o un «servo muto» a forma di coccodrillo può arrivare a sfiorare il prezzo di una piccola auto. Come la nuova Fiat 500 che non ha perso l'occasione di sostenere gli artisti colorando i modelli di una serie limitatissima con gli animaletti Cracking Art (su www.fiat.com l'elenco delle concessionarie). Si rivolge, invece, alle scuole una serie di iniziative (www.mazzotta.it, per le scuole: tel.

02 869 12 297) che prevede visite guidate alla mostra e atelier dove i bimbi potranno comprendere l'importanza di un corretto riciclo delle materie e apprenderne le potenzialità creative, candidandosi a divenire i "Cracker" di domani.
Cracking Art Fondazione Mazzotta, fino al 21 ottobre

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