Cultura e Spettacoli

Cremonini: "La più bella fiaba che conosco è la mia vita"

Nel libro "Le ali sotto i piedi" l’ex leader dei Lùnapop racconta la sua curiosa adolescenza prima di diventare una popstar

Cremonini: "La più bella fiaba che conosco è la mia vita"

Milano - Se poi Cesare Cremonini intitola il suo primo libro Le ali sotto i piedi, ecco, potrebbe venir subito da pensare: questo qui usa il verso di una sua famosa canzone vecchia di dieci anni (50 special, con i Lùnapop) per richiamare lettori o lettrici nostalgici. In realtà non è così. Cesare Cremonini, 29 anni, le ali sotto i piedi le ha per davvero e basta perdersi nello stile pastoso di questa sorta di autobiografia parziale per rendersene conto: il ragazzo, sia chiaro, sta crescendo e chissà quando incontrerà i suoi limiti. «Ho avuto l’attenzione di massa, ora sto ricevendo quella garbata del pubblico che mi piace». E il merito è soprattutto dell’ultimo disco Il primo bacio sulla Luna e di quel singolo, Figlio di un re, che è un autentico e raro capolavoro del nostro ultimo pop. «Ho scritto il mio libro in 75 giorni appena, proprio nel tempo in cui ho visto questo brano crescere in radio e nei gusti della gente». Intanto venerdì uscirà il nuovo singolo, Pagliaccio, e chi vorrà potrà leggersi le prodezze goliardiche, le sofferenze autentiche, la rapidissima rincorsa al centro della musica che hanno trasformato questo bolognese di buona famiglia in quello che diventerà il vero principe della nostra canzone d’autore: «Sono l’ultimo figlio della vecchia generazione di musicisti, quelli che iniziavano nelle cantine, si facevano le ossa ai concerti e che andavano a cercarsi un produttore». Soprattutto, e lui lo conferma, è uno dei pochi a dire che «quando ero nei Lùnapop non erano così fondamentali le cose che cantavo, ora invece le parole per me contano tanto, tantissimo». Nel libro, le usa con parsimonia efficace e mai volgare, senza abbandonarsi allo stillicidio di esagerazioni o di allegorie o di perifrasi che avrebbero potuto appesantire un racconto volutamente asciutto perché reale, divertito e reale. D’accordo, in Le ali sotto i piedi (Rizzoli) ci sono le stupidaggini di un adolescente che al liceo ruba le merendine o che trucca la Vespa in modo da trasformarla in un missile terra aria. Ci sono le paturnie familiari, dolcemente borghesi, e il dolore atroce e viscerale per un amico, Fabio, che muore per strada in una sera qualsiasi. E c’è quella disperata passione, dolorosa ma nutriente, che è la musica, la musica che parte dal niente ed è fatta di «una chitarra e un foglio di appunti» prima di diventare un successo da un milione e mezzo di copie vendute (tante ne vale l’album Squerez? che festeggia i dieci anni). «Mi hanno chiesto spesso di scrivere storie e avevo sempre detto di no. Poi ho deciso di raccontare la storia più bella che conosco, quella della mia vita».

Ma attenzione, si è fermato a quando i Lùnapop sono diventati famosi perché la storia che verrà, quella, avrà bisogno di un altro libro.

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