di Luigi Cucchi
In Europa i diabetici sono 35 milioni, pari al 5,8 per cento della popolazione (dati 2011). Forti le disomogeneità sul territorio: dal 2,8 per cento dell'Albania al 9,8 del Portogallo. In Italia siamo al 4,9. Molto variabili anche i costi della malattia: in Macedonia lo Stato ha speso, lo scorso anno, 312 euro per diabetico, in Norvegia ben 6.896.
«Il diabete, in particolare quello di tipo 2, è una malattia in crescita accelerata, che comporta costi importanti per ogni sistema sanitario; costi che dipendono dall'organizzazione, dalle cure, dalle tecnologie impiegate», ricorda Renato Lauro, presidente dell'Italian barometer diabetes observatory e rettore dell'Università di Roma Tor Vergata.
I diabetici europei nei prossimi venti anni cresceranno del 23 per cento, fino a quota 43 milioni, il boom peggiore si avrà nelle regioni del Medioriente-Africa e Sudest asiatico.
La spesa complessiva in Europa per il diabete è di 89 miliardi di euro; nella sola Italia raggiunge i 9 miliardi. La stima è stata fatta dall'International diabetes federation (Idf), sui dati del 2011 dei 27 Paesi dell'Unione europea.
Nell'incontro tenutosi a Copenhagen, proprio sul diabete, si è deciso di adottare una serie di misure che favoriscano la modifica dell'atteggiamento con cui in molti Paesi si guarda ancora al diabete e alle malattie croniche più in generale. «La maggior parte dei sistemi sanitari ha come obiettivo la cura dei sintomi delle malattie acute. Sono poco efficienti quando si tratta di prevenire le malattie, diagnosticarle precocemente, gestire le condizioni croniche», ha detto il senatore Ignazio Marino, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del Servizio sanitario nazionale. Soprattutto per il diabete si deve agire sui fattori di rischio modificabili come alimentazione, attività fisica e diagnosi precoce, che diminuiscono il rischio di complicanze.
«L'assistenza, la cura e tutta l'organizzazione sanitaria devono essere più funzionali alla persona», precisa Giulio Mariani, direttore dell'Unità di diabetologia dell'ospedale San Carlo di Milano e presidente onorario dell'Associazione dei diabetici della provincia di Milano. In Lombardia - aggiunge - il numero dei diabetici è in continuo aumento, grazie anche alla maggior sopravvivenza della popolazione: le attuali esenzioni 013, che identificano i diabetici, documentano circa 350mila lombardi affetti da tale malattia, di cui 15mila solo a Cremona. L'età maggiormente colpita è quella compresa tra 55 e 85 anni, con picco di prevalenza di circa il 7 per cento tra 65 e 75 anni.
Nel caso del diabete di «tipo 2», il più frequente, il colpevole principale è lo stile di vita. La prima terapia innovativa per il diabete è la dieta.
Bisogna imparare a godere della diversità delle ricette e dei sapori e, soprattutto, riconoscere e rispettare le stagioni. È inutile mangiare in inverno cibi tipicamente primaverili o estivi.
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